Storia di Roma di Ettore Pais

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      I FABI. BATTAGLIA DELLA CREMERÀ
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      quella lotta. Trecento e sei, tutti della stessa gente, seguiti da cinque mila clienti, perla parte destra della portaCarmentale escono dalla Città e si fissano su di un punto strategico tale da impedire al nemico di avanzarsi su lioma (479). Prospere dapprima sono le loro imprese; ma la certezza di riuscire sempre superiori e la eccessiva fiducia in sè stessi e nella vittoria li tradisce. Cadono nelle insidie tese dal nemico e periscono tutti quanti presso il fìti-micello Cremerà. Della gente Fabia sarebbe rimasto superstite un solo fanciullo, che avrebbe propagato il seme di codesta gente illustre, da fiera nemica della plebe divenuta ormai una delle più calde fautrici di essa. (') 11 giorno anniversario della battaglia (1S Luglio) rimase fra i giorni nefasti, (-) e nefasto era il passare per la porta per la quale i Fabi erano usciti. (3) 11 console T. Menenio venne più tardi accusato di non aver voluto recare soc-
      (') Secondo Livio, II, 50. i Fabi cadono nelle insidie dei Veienti, che li colgono alla sprovvista, mentre attendono a fare una razzìa di bestiame. Dionisio, IX, 19 sq., prima di questa versione, che reputa più accettabile, racconta un altra tradizione, secondo la quale i Fabi vennero uccisi, mentre si recavano a fare un patrio sacrifìcio. Diodoro, XI, 53, ad a. 472 a. C. = 477 a. C. Varr., parla «li una grande battaglia combattuta dai Veienti presso la Cremerà contro i Romani, nella quale sarebbero caduti fra gli altri, come osservavano xivég tò>v z\jyyp^swv, trecento Fabi. Il numero di 300 è dato talora come cifra tonda; quello di 306 è riferito anche da Ovidio, fast. Il, 196. Dell'unico rampollo dei Fabi parlano, oltre Livio, III, 1 e Dionisio, l. e., Ovidio, fast. II, 240 sqq. Fest. p. 170 sq. M s. v. Numerius (cfr. Eutkop. I, 16. Auct. il. rir. ili. 14, 6). Orosio, II, 5, 9, ricorda un Fabio anziano sfuggito alla battaglia e non un impubere lasciato a casa, come dice la tradizione comune. Dionisio, IX, 22, in questa circostanza manifesta un poco di buon senso, dacché trova strano che di 306 Fabi nessuno avesse lasciati figli. Dionisio quindi (o meglio la sua fonte), tenendo fermo al nucleo della leggenda, tenta una spiegazione razionalistica. Dei tre fratelli .Marco, Quinto, G'esone, che per un settennio avevano ottenuto il consolato, il solo Marco avrebbe lasciato un figlio superstite.
      (3) Il dì della battaglia della Cremerà venne fissato a. d. XV Kal Sextiles = 18 Luglio, v. Liv. VI, 1; Tac. liist. II, 91, ossia il giorno in cui sarebbe avvenuto, secondo questi stessi autori, la disfatta dell'Alila; cfr. il calendario an-tiatino CI1I1, p. 322. Che il giorno della battaglia della Cremerà fosse nefasto afferma anche Dionisio, IX, 23.
      (3) Ovid.fast. II, 201. La porta fu detta * scelerata „ Fest. p. 334 M s. v. cfr. Liv. II, 49, 8 " infelici via, dextro Iano portae Carmentalis, profecti ad Cre-meram tluinen perveniunt „.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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