Storia di Roma di Ettore Pais

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      LA DISTRIBUZIONE DEL GRANO SICILIANO. CORIOLANOgiunse dall'Etriii'ia, e fu d'uopo fare assegnamento su quello donato ai Romani da un tiranno della Sicilia, che gli annalisti dell'età sii -lana, con grave errore cronologico, dicevano chiamarsi Dionisio. (') La discussione fatta in senato intorno al modo di distribuire alla plebe tale grano die modo a Coriolano, che come candidato al consolato era stato respinto, di manifestale i suoi sentimenti ostili alla plebe, che con il tribunato ora diventata troppo baldanzosa. Se volevano il grano dai patrici, occorreva rinunziassero ai propri magistrati. Questa alla sua volta s'inferocì verso il superbo patrizio; i tribuni lo citarono in giudizio, e lui contumace fecero condannare. Coriolano si recò esule fra i Volsci, e supplice si pose sul focolare del principe anziate Atto Tullio, che insieme ai suoi lo accolse benevolmente. (') 1 Volsci vivevano per il momento, in pace con i
      (') Livio, li, 34, parla sì di grano siciliano, ma non dice fosse donato. Da Dionisio, VII, 1, si ricava che, secondo la comune cronologia degli annalisti, l'ambasceria per il grano fu inviata 17 anni dopo la cacciata dei re (il 491 a. C. secondo i computi di Dionisio = 492 a. C. = 262 a. n. c. Varr.) e che Licinio Gellio e molti altri scrittori scambiavano il nome di Gelone con quello di Dionisio di Siracusa. Dionisio di Alicarnasso è quindi indotto a supporre che nella fonte più antica (tv xai; àpx«ia*-S àvaypoupai;) si parlasse di un tiranno siciliano che fece dono del grano, e che più tardi si fosse falsamente determinato con il nome di Dionisio. Se Dionisio avesse avuta la lodevole abitudine di esaminare personalmente la fonte più antica, avrebbe potuto scorgere se negli annali massimi, nei quali dichiarava di aver tanta fede (v. XI. 62). si commetteva o no tale errore. Ma è più che probabile che questa critica cronologica, anziché frutto di sue osservazioni sia stata da lui tolta da qualche scrittore romano che esaminava l'asserzione degli annalisti Licinio e Gellio, che vengono da lui espressamente biasimati. In analoga maniera Dionisio procede a proposito della cronologia dei Tarquini, dove si vanta di fare lui la luce; ma egli stesso confessa di ripetere osservazioni, di Calpurnio Pisone. Se nelle più antiche fonti si facesse o noil nome di Dionisio discutiamo oltre.
      (4) Livio, li, 36, sebbene dalla natura dell'argomento sia obbligato ad essere meno stringato del solito, pure salta molti particolari. Dionisio, VII, 20 sqq. è più ditTuso che mai, ed alla leggenda di Coriolano non solo dedica tutto il libro VII, ma buona parte dell'Vili (1, 62). Fra questi particolari, rammentati anche nella biografia plutarchea, meritano speciale menzione la colonia di Velletri favorita da Marcio per allontanare da Roma i plebei, la sua spedizione volontaria con i suoi clienti ad Anzio, infine la ripulsa al consolato. L'Auct. d. tir. HI. 19, fa Coriolano console al tempo dell'arrivo del grano di Sicilia. In ciò il Moìimsen, roem. Forschitngcn, p. 140, anziché un errore, vede un tratto derivato da una par-


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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