Storia di Roma di Ettore Pais

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      CAP. IV. - DALLA CACCIATA DEI RE ETC.
      a che con solenne giuramento i Romani si obbligassero a non tollerare oltre il governo regio. (l) Un nuovo magistrato religioso, il u rex sacrifìculus „ o " sacrorum, „ venne creato per compiere quelle cerimonie che spettavano al solo re. (*) Infine il senato, più che decimato dallo uccisioni dell'ultimo Tarquinio, fu rinnovato da Bruto con cento sessanta quattro capi di famiglie plebee, che avrebbero dato così origine alla menzione dei conscripti, accanto ai vecchi senatori delle genti patricie; (3) secondo altri ciò avrebbe fatto poi il suo collega Valerio Publicola. (4) Tarquinio non perdette però così presto la speranza di ritornare a Roma. (5) Trovate chiuse le porte della Città, si sarebbe recato con due dei suoi tre figli a Cere, ovvero come altri asserivano, con tutti e tre a quella Tarquinì (6) d'onde a Roma era venuto il Prisco, ed avrebbe ottenuto che gli antichi concittadini, nel comune vantaggio del nenie etrusco, inviassero ambasciatori affinchè il popolo romano accondiscendesse a ritornare
      (') Liv. II, 1, 10. Dion. Hal. V, 1.
      (2) Dionisio, V, 1 extr. dà anche il nome di costui. Sarebbe stato il pa-tricio Manio Papirio, v. s. p. 397.
      (') Liv. II, 2, 11. Anche Tacito, ann. XI, 25, attribuisce a Iunio Bruto l'aver fatto entrare in sonato i rappresentanti delle " minores gentes „.
      (*) Fest. p. 254 M: * Qui patres, qui conscripti vocati sunt in Curiain? quo tempore regibus urbe expulsis, P. Valerins cons propter inopiam patricio-rum ex plebe adlegit in numerum senatorum C et LX et 1111 ut expleret nu-merum senatorum trecentoruiu cet. „ Cfr. Plut. Popi. 11 ~pù>xov jièv yàp àvs-^Xv;pw32 xyjv po'jXr,v èXtY*v8pc0oav... xoòg 5*èYY?a<Psvxag On'aòxoO Xi^oo^iv éxaxòv xaì £?7}xovxa xai xsaaapag Serv. ad Aen. I, 426 * legiturapud quosdam Brutum eos qui se in eiciendis regibus iuvissent legisse in con-silium eumque ordinem senatum appellatimi, quod una sensisset, quod patriot essent patres conscriptos
      (J) Mentre Livio, I, 60, fa andare Sesto Tarquinio a Gabi, dove e ucciso, e il padre con i due figli superstiti a Cere, Dionisio, V, 3, fa giungere subito il Superbo a Tarquinì con i tre figli, e Sesto fa vivere più tardi, al tempo della guerra di Porsenna, V, 22, e combattere alla battaglia del lago Kegillo VI, 12, cfr. Liv. II, 19.
      (*) Riferisco la tradizione di Dionisio, V, 3 sq. Livio, II, 2 sq. invece, dei Tarquiniensi fa parola solo dopo l'ambasceria, cfr. Plut. Popi. 2, e da Roma fa giungere i legati dei Tarquinì. Può darsi che fra i legati dei Tarquinì ed i Tarquinienses sia nato scambio e confusione, e che la tradizione liviana sia meno lontana dalla redazione più antica.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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