Storia di Roma di Ettore Pais

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      CAI». III. - I SETTE HE DI ROMA.
      iti atto di uccidere un Cneve Tarchunies Knmach, che gli sta ai piedi, e che con la mano stesa sul pugnale del nemico pare cerchi allontanare la sorte che lo attende. Nell'ingresso del monumento v'era un altro dipinto clie rappresentava una donna, e sotto di esso si disse esser stata letta la pai ola Tanaquil. (')
      Le notizie d'indole letteraria per ultime ricordate, e queste indicazioni di carattere monumentale, sono ben lungi dall'essere concordi fra loro, e tanto meno, come si è asserito, si accordano iu tutto e nella parte più sostanziale con le tradizioni letterarie romane. E vero che secondo alcune versioni romane Celio Vibenna sarebbe venuto nella Città al tempo di Tarquinio Prisco anziché di
      (l) Le pitture della tomba vulcieute, scoperte nel 1857 al Ponte della Badia dal Francois, vennero pubblicate piii volte, ad es. dal Noia dbs Vergeks, l'è-trurie ci les Elrusques (Paris, 1862-64), III, p. 16 sgg. tav. XXIXXX, poi dal Garkucci, tav. fotograf. Roma, 1866, tav. III sg. Fra le illustrazioni storiche che ne furono fatte, per dottrina occupa un posto speciale il lavoro del Gakdthausen, Masi a ma oder Servili» Tullia* (Leipzig, 1882), con una tavola, dove si riproduce quella parte del dipinto che ha importanza pelimi. Pure ammirando l'acume dell'autore, non credo di poterne accettare le vedute. Egli in Mastarna vede un Marco Tarna ossia Tarquinio, ed alle pitture attribuisce grande valore storico. Recentemente il Ivoekte trattò di ciò nelle Verhandl. d. 43. Vcrsammlung dei filologi Tedeschi nel 1S96, v. Atti, p. 161 sg. Anche egli è alieno dall'accettare le spiegazioni del Gardthausen, assegna nondimeno valore storico al monumento. La differenza sostanziale fra il mio modo di vedere e quello di coloro che prima di me hanno esaminato questo monumento consiste in ciò: che io non credo che il dipinto vulcieute abbia un valore superiore a qualsiasi altra tradizione letteraria, e tanto meno che con essa si possa corroborare o rettificare qualcuna delle versioni etnische o romane. Quando leggiamo la versione accolta da Fabio Pittore o da Calpuruio Pisone sappiamo almeno in parte, per un complesso di circostanze, quale sia il valore delle loro opinioni, conosciamo il loro modo di pensare. Ma quale fu la fonte che guidò i! pittore vulciente? Quando si attenne alla tradizione, e dove il libero talento dell'artista lo fece allontanare da quella? E del tutto naturale che come si devono tener presenti le pitture ed i disegni degli artisti del Rinascimento per tentare di ristabilire i vetusti monumenti romani, si prendano anche in esame le pitture vulcentanc. Ma la differenza capitale fra il primo ed il secondo caso sta in ciò, che mentre gli artisti del secolo XV e XVI avevano sotto gli occhi i monumenti da cui traevano qualche motivo, i pittori vulcentani rappresentavano, in età relativamente recente, vecchi miti, che erano già stati oggetto di diverse trattazioni letterarie.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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