Storia di Roma di Ettore Pais

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      CAP. 111. - I SETTE RE DI ROMA.
      Servio sarebbe stato il vero autore della libertà romana con la pubblicazione delle leggi, con il proposito di abdicare e di accordare la libertà ai cittadini. La costituzione repubblicana, la creazione dogli annui magistrati erano reputate opera di questo re plebeo, che avrebbe aggiunto alla città il quartiere popolare delle Esquilie, dove egli stesso avrebbe posto la reggia. Alla formazione di un tal tipo di re non contribuì certo la gente patricia dei Tulli, dacché nell'età repubblicana non abbiamo esempio sicuro di un Tullio che fosse patricio. In tutta l'antichità romana, prima del console plebeo M. Tullio Decula (dell'anno 81 a. C.) e di Cicerone, pure plebeo e forestiero, non viene forse mai fatta menzione di un Tullio. (') Abbiamo due eccezioni, nel console patricio M. Tullio del 500 a. C., che a suo tempo vedremo essere una infelice duplicazione del re romano, e nel centurione plebeo Sesto Tullio, il quale si sarebbe reso celebre nelle guerre del 357 circa a. C., ossia nelle battaglie di quegli anni in cui accaddero anche le guerre etnische che sono attribuite a Servio Tullio. (*) L'importanza che viene data a questo personaggio contrasta con il carattere degli annali pubblici fatti dai pontefici massimi, i quali, a parte la questione della brevità della redazione, non dovevano glorificare che le gesta dei duci patrici o nobili. Ciò lascia facilmente arguire che abbiamo traccia di quella efficacia, che le memorie domestiche dei plebei esercitarono sulla storiografia. Tuttavia, se i plebei Tulli paiono essersi appropriati questo re, è fuori di dubbio che, molto prima di tali pretese, Servio Tullio era ricordato dalla comune tradizione.
      (') Naturalmente nulla ha da fare il re volsco Attio Tullio collegato con la leggenda di Coriolano.
      (*) Sesto Tullio, che nel 358 a. C. Liv. VII, 13, figura come centurione per la settima volta (" neque erat in exercitu qui quidem pedestria stipendia fecisset vir factis nobilior ,), ò un capo popolare; si impone al dittatore C. Sulpicio e vince i Galli, sebbene il trionfatore sia naturalmente Sulpicio, 357 a. C. Cosi ò lui che prende Priverno, sebbene il duce fosse C. Marcio, Liv. VII, 16. Nella guerra contro gli Etruschi non è nominato; ma le lotte contro i Tarquiensi cadono appunto in quello e negli anni seguenti; sicché certo in esse Tullio, secondo la memorie domestiche di tal gente, doveva aver parte. Sul console Tullio del 500 a. C. v. oltre in questo volume e nel mio elenco dei consoli.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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