Storia di Roma di Ettore Pais

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      SIGNIFICATO DELLA LEGGENDA DKGLI ORAZÌ E DEI CUIUAZÌ. 303
      della narrazione ci consiglia ad essere per questo lato guardinghi. (') Altro leggende greche narravano di vincitori, che ritornando dalla pugna avevano ucciso la madre e le sorelle che erano loro andate incontro. ( ) Così, una leggenda eubea, avrebbe grandi punti di contatto con il racconto della morte di Fufezio. (3)
      Rispetto alla provocazione al popolo, che si dice occasionata dall'uccisione di Orazia ed alla istituzione dei duoviri per la perduellione, ò da notare come già al tempo di Romolo, che sappiamo essere una duplicazione di Tulio Ostilio, appaia un simile processo per l'uccisione di una moglie; ed anche allora il processo eseguito, come nel caso di Orazio, dal proscioglimento dell'accusato. (4) A Romolo si attribuiva la pena del parricidio ; (6) e la stessa legge e le stesse forinole pronunciate nel giudizio di Orazio, secondo un'altra tradizione, erano riferite a Tarquinio il Superbo. (•'¦) Nella stessa
      (') De» a rat. apd [Plut.] /tarali. min. 16. Stob. fior. 39, 32. Demarato parrebbe aver scritte le sue Apy.aStxà nel 111 secolo, v. Suskmiiil. Geschichte d. griech. Litteratur i. d. Alexandrinerzeit, II, 53. Glie la leggenda arcadica sia stata il modello greco che fu tenuto presente nella trasformazione del mito ila-lieo pensa senz'altro C. Pascal, la leggenda degli Orasi e Curia z) negli Atti dei Lincei, 1896, p. 141 sgg. Ad essere guardinghi rispetto al racconto arcadico induce il fatto che Demarato, nell' ipotesi migliore, sarebbe vissuto in età in cui le leggende romane già diffuse, esercitarono alla loro volta un contraccolpo sui miti greci, d'onde iti parte esse derivarono in origine. Va pure osservato che stando all'opuscolo pseudo plutarcheo, de flnv. 9, 3, 4. cfr. M. F1IG. IV, p. 379, fr. 2, 3, cfr. la n. sg. Demarato narrava miti frigi che ricordano in parte quello della morte di Orazia. Sul valore di queste notizie rimando al mio volume di complemento.
      (*) [Plut.] de flnv. 9, 1 (cfr. 9, 4), che si riferisce a Tiinolao e ad Agatocle Samio, cfr. Suskmiiil, op. cit. I, p. 687, n. 251; 865, n. 149. Si pensi anche alla leggenda epidauria di Irnetone, uccisa dal fratello, Paus. II, 28.
      (3) [Plut]. pandi, min. 7. Anche in questo caso la fonte è di dubbio valore.
      (4) Plin. jV//. XIV, 89. Sul rapporto di hostis (quindi Hostilius) con per-duellio v. Paul, ep. Fest. p. 102 M s. v.
      (5) Cfr. Plut. llom. 22, 6, che per parricidio intende non già uccisione del padre, cfr. n. sg.. bensì omicidio in generale. Sulle lustrazioni succedute all'uccisione di Tito Tazio, ib. 24.
      O Si confrontiuo le formule della legge riferita da Livio, I, 26, 11, con quelle riportate da Cic. pr. C. ltab. perd. reo. 4. 13, che le attribuisce al Superbo. Sul parricidio e Numa v. Fest. s. v. panici t quaestores p. 221 M.
      Non è chiaro se ad attribuire al tempo di Tulio Ostilio la legge che puniva il parricidium (sul cui vero significato diremo a suo luogo) possa avere contri-


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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