Storia di Roma di Ettore Pais

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      LE IMPRESE CIVILI E MILITARI DI SERVIO TULLIO.
      scelto, tutta l'antica tradizione era costante nell'attribuire a lui la fondazione del tempio di Diana sull'Aventino, dove convenivano in annue feste i Latini confederati e v'era anche un asilo per i servi. (') Le leggi che regolavano i rapporti con gli stati latini e tutte le altre indicazioni relative alle ferie ed al culto erano state incise in una stela di bronzo, la quale, si dice, era visibile appunto in questo tempio sino alla fine della repubblica. (•)
      Grande e giusto legislatore, riformatore in tempo di pace, Servio non sarebbe stato inetto come uomo d'arme. Già accennammo alle opere di difesa della Città, che vanno sotto il suo nome; si aggiunga che per venti anni avrebbe guerreggiato contro gli Etruschi desiderosi di scuotere il giogo. Primi a fare defezione sarebbero stati i Veienti e la rivolta si sarebbe estesa sino a tutti i dodici popoli della confederazione etrusca. Servio, che già da giovane sotto Tarquinio si sarebbe segnalato come buon generale, (5) sarebbe riuscito a domarli e dopo un ventennio i dodici popoli avrebbero daccapo riconosciuta la supremazia di Roma. Ai vinti Servio, come già Tarquinio, avrebbe accordato condizioni molto eque; solo i Veienti e gli abitanti di Cere e Tarquini avrebbero dovuto cedere parte del loro territorio, da Servio Tullio assegnato ai cittadini romani. (*) Si diceva inoltre che egli avrebbe avuta intenzione di abdicare, di rendere libero di sò il popolo romano. Servio avrebbe anzi scritto i commentari di
      (') Sull'asilo dell'Aventino per i servi ci informa, ad es., Fest. s. v. Ser-vorum dies, p. 343 M. Con la dedica del tempio di Diana Aventinense gli antichi collegarono una storiella, la quale sta in rapporto con i culti ed i sacerdozi privati dei Cornell o dei Postumi, v. Plut. 7. Rom. 4. Babixon, op. cit. II, p. 381; cfr. Ltv. I, 45. Val. Max. VII, 3, 1. [Aur.] de vir. ili. 7, 10, che ricordano il fatto senza attribuirlo ad una determinata gente.
      (*) Dionisio, IV, 2G, che è il solo che ci parli di questa colonna, aggiunge aGxyj S:éjis'.vev yj oiVjàyj piy.p*. ijXf/.iag sv xù> xrjg 'ApxéjuSoj lspq>
      •/.stjisvyj, YpajAjutxojv lyo'jzn y%ap.axxr)pag 015 xò naXatov 'EÀJ.àj sy^paxc. Il silenzio di Livio su questo particolare non ha maggior valore di quello che mantiene sugli altri monumenti incisi nell'età dei re, ad es. su quelli di Romolo (v. s. p. 23S, n. 1). Livio racconta brevemente, e tutto non può riferire. Così Livio non parla delle cinquanta leggi scritte da Servio, cfr. Dion. IIal. IV, 13.
      (®) Su ciò v. anche Front. II, 8, 1.
      (4) Dion. Hal. IV, 27. Di questi avvenimenti Livio non dice nulla.
      Pais, Storia

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    Storia di Roma
    Parte Prima
    di Ettore Pais
    Carlo Clausen
    1898 pagine 629

       

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    da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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