Storia di Roma di Ettore Pais

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      CARATTERE POLITICO DELLA LEGGENDA DI REMO. L'ASILO. 217
      Tralasciamo di esaminare vari elementi di minore importanza che, come ad es. quelli relativi alla morte di Remo, rivelano soltanto il desiderio di dare origine storica a tutti i particolari delle cerimonie religiose e civili dello stato, (l) e ci domandiamo piuttosto come sia potuta sorgere la tradizione che Romolo nel fondare la città congregò e si associò fuggiaschi, servi, delinquenti.
      Gli scrittori romani modificarono solo in parte questa versione, poiché, mentre da un lato protestavano contro di essa ed asserivano che da Alba e dalle rimanenti città latine vennero nobili personaggi, fra cui i discendenti dei compagni di Knea, (•) dall'altro am-
      di mostra re oltre al cap. IV, a proposito delle origini del tribunato e della leggenda dei Fabi alla Cremerà. Questa tradizione del resto si connette con le più vetuste credenze che i Sanniti, i Sabini Strab. V, p. 250 C. Plut. Xum. I; cfr. per i Lucani Iust. XXIII, 1, 7, fossero di origine spartana, dottrina giii accolta da Catone il vecchio apd Serv. ad Aen. Vili, G38.
      Anche in molte delle tradizioni greche sopra riferite sono due, e non uno,
      i figli nati dalle varie ninfe e dal dio. Anche in questi casi ebhe parte una ragione genealogica o politica e si mirava ad accuiuniiare sotto una sola origine popoli diversi. Tale line si vede, ad es., nel mito di Eolo e Beoto e di Menalippe, che a seconda dei casi mirava a fare di Metaponto una città beota, ovvero a convalidalo i diritti dell'Attica sulla Siritide.
      (') Le tradizioni più diffuse sono quelle, che Renio avesse saltato la fossa della nuova città e che fosse sfato ucciso da Romolo, ovvero che fosse perito in una zuffa sorta fra quelli di Romolo ed i suoi, v. ad es. Liv. I, 7, 2. Dion. Hal. I, 87. Plut. Rom. 10. Accanto a queste v'era una terza tradizione che attribuiva l'uccisione a Celere, uno dei compagni di Romolo (senza dubbio la personificazione del praefectus celerum, cfr. Val. Ant. apd Dion. Hal. 11, 13j, che avrebbe così punito Remo dell'aver saltato la fossa. Questa versione, che, stando all'Autore dell'orilo genti* Ramatine, 23, 5, si trovava in Licinio Macro, è pure riferita da Diodoro, VIII, G, 2. Da Fabio forse deriva la notizia che nella lotta fra Romolo e Remo mori Faustolo o Faustino Plut. 11. cc. (cfr. s. p. 154, n. 5). Della morte di Faustolo parlava pure Licinio Macro, l. c., cfr. Dion. Hal. /. c. Isolata era l'asserzione di un tale Egnazio apd orig. {/cut. Rom. 23, G, secondo il quale Renio sopravisse a Romolo.
      In tutto ciò di notevole v'ò il divieto di saltare la fossa della città e l'opposizione del pomerium, che è inviolabile, alle porte della città, per cui è lecito passare, come aveva già notato Vahronr apd Plut. q. Rom. 27. Il racconto non ha però carattere esclusivamente romano, dacché anche fra i Greci si raccontava che Oineo re di Calidone avesse ucciso il figlio Toxeo perchè aveva saltato la fossa [Apoll.] I, 8, 1.
      (2) Dionisio, I, 85, racconta che fra coloro che accompagnava Romolo e Remo,


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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