Storia di Roma di Ettore Pais

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      CAP. II. - LE FONDAZIONI L)I LAVINIO, ALBA, ROMA.
      trovare cattiva accoglienza sulle sponde del Tevere dove i Romani, alla testa dell'elemento sabino lottavano, contro i medesimi nemici. Con ciò ci si spiega in parte la tradizione latina ove suppone che dai tiranni della Sicilia, sino dal V secolo venisse donato grano ai Romani; (x) ciò chiarisce certo l'origine siciliana del culto di Cerere la notizia che Dionisio I fosse amico di Roma. (:) Dati questi rapporti diventa affatto naturale che lo parole relative al commercio, alla navigazione, alle misure, non che le stesse misure, dalla Sicilia passassero nel Lazio. Si comprende del pari come commercianti sice-lioti percorrendo questo paese, ancorché non volgessero la loro attenzione a fatti d'indole scientifica, spinti da necessità di intendersi con la gente del luogo notassero come la lingua di costoro si assomigliasse a quella degli indigeni della propria isola. (3) Lameglio di Matuta) come appare da Diodoro, XV. 14 fece parte di una campagna più estesa contro i Tirreni, e da Strabonk, v. p. 226? C, apprendiamo anzi come il tiranno si spinse sino alla Corsica.
      (') Liv. Il, 34, a. 402 a. C.; IV, 25, 4 a. 435 a. C.; 52, 6 a. 411 a. C.
      (') Da Dionisio di Alicarnasso, VII, I apprendiamo che gli annalisti romani, confondendo Dionisio l con Gelone, supponevano che il primo 17 anni dopo la cacciata di Tarquinio il Superbo avesse inviato iu dono il grano ai Romani. Discorreremo a suo tempo di questo grave errore cronologico. Qui notiamo soltanto come un simile scambio se non altro ha inerito di farci chiaramente comprendere come gli scrittori romani considerassero Dionisio 1 quale amico della loro città.
      (3) Su tutto ciò v. la mia Storia cit. d. Sicilia etc., I, p. 109 sgg. dove credo di aver posto da un punto di vista diverso la questione della lingua dei Siculi. Ritorneremo daccapo nel corso di quest'opera su tale materia. Qui non possiamo fare a meno di mettere in rilievo il fatto caratteristico che le più antiche cavo del Campidoglio, usate per scopo di pubblico carcere (v. su di esse Liv. XXVI, 27, XXXII, 26; XXXVII, 3) vennero chiamate con la greca parola lautuniiae che di già Varrone d. I. L. V. 151, Paul. p. 115 M reputava tolta ad imprestito dalla nota parola siracusana. Cosi è curioso che l'etimologia del Tevere, detto generalmente «lai Greci Bó^ptg o sia stata messa in rapporto con ilBOp^pig siracusano ed abbia dato origine alla strana credenza che i Siracusani dopo la vittoria sugli Ateniesi si spinsero sulle foci del Tevere. Serv. ad Aen. III, v. 500. Queste etimologie non provano nulla per se, ma giovano a mettere in maggior luce perchè scrittori latini come Varrone accettando la teoria dei Siculi nel Lazio riconoscessero in pari tempo l'efficacia che quivi aveva esercitato Siracusa.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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