Storia di Roma di Ettore Pais

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      CAPITOLO I. - PROLEGOMENI, FONTI ETC.
      è pure l'autore delle questioni romane, a cui siamo debitori del resto di molta parte della conoscenza delle dottrine varroniane e dei costumi sacri e profani dell'antichissima Roma. Ma per quanto la personalità stessa di Plutarco riesca simpatica, e simpatica sia anche la bontà morale che informa tutti i suoi scritti, è necessario riconoscere che dal lato della storia propriamente detta lo scrittore di Cheronea non è che un dilettante. Invano si cercherebbe nelle sue numerose biografie un solo canone critico. Quest'uomo che aveva usufruito il largo frutto della letteratura e della filosofia ellenica, che aveva letti i principali scrittori greci da Erodoto a Polibio, da Tucidide a Strabone, che aveva pure conoscenza delle principali opere latine, ad es. di Vairone e di Livio, accatasta senza discernimento e mescola fra loro fonti primarie e secondarie. Nelle biografie dei Greci, vale a dire nel campo che gli è più famigliare e dove dà segni di maggiore dottrina, scrittori dell'antichità piìi vetusta sono citati accanto ai buoni e cattivi dell'età alessandrina. Ne meglio procede rispetto alla storia romana. Qua e là Plutarco mostra di aver ben capito il debole valore storico di ciò che racconta; nondimeno avendo lo spirito preoccupato da quelle ragioni di indole morale che lo guidano nel tempio di Clio, non si cura di tirare da ciò le legittime conseguenze, sicché rispetto alla critica storica egli resta un compilatore abbastanza erudito, ma privo di particolare discernimento. Plutarco segue generalmente le fonti più recenti e più estese, senza farsi un chiaro concetto della differenza che passa fra Livio e Fabio, fra costoro e Cornelio Nepote e magari Valerio Massimo. (') Accanto a codeste fonti tardive egli cita talora un nu-
      (') Plutarco ad es. accatasta l'autorità di scrittori disparati rispetto a Licurgo come rispetto a Romolo. Cita senza criterio Eforo, Callistene e Polibio Pélop. 17, senza tener conto delle variazioni subite da una data istituzione, e nella vita di Marcello, 30, inette in un fascio fonti come Livio e Cornelio con Valerio Massimo. Nella vita di Nicia, I, si vanta di valersi di ogni genere di autori e di monumenti; ma da lui stesso poi appare che usufruiva scritti come quelli di Cratero, dove aveva modo di trovare citati gli autori delle varie opinioni, Ariatid. 26. Che la storia romana più vetusta non sia autentica dichiara di averlo appreso da Clodio, Xuni. 1, e da Livio, de fori. Poni. 13. Ma ciò non gli vieta di raccontare quello che sa non esser vero, e di fare, il che è peggio, ragio-


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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