Storia di Roma di Ettore Pais

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      CAPITOLO I. - PROLEGOMENI, FONTI ETC.
      Quadrigario, molto di più di Fabio Pittore e di Calpurnio Pisone, che sono qualche volta citati, paiono essere state le sue fonti; ed è consentaneo allo spirito di Livio non far uso nei primi libri delle pregevoli " Origini „ di Catone, ma di tenere invece conto nel seguito dell'opera delle orazioni di codesto autore. (')
      Ma se rispetto al carattere ed all'uso che delle sue fonti fece Livio si può in generale colpire nel segno, e se il confronto dell'opera di lui con quella di Dionisio prova all'evidenza che ambedue attinsero, nel complesso, allo stesso gruppo o categoria di autori, non è agevole indicare in ogni caso l'annalista di cui Livio si è massi-
      che da tutti si diceva. Certo Valerio mentiva e sapeva di mentire. Livio per questo lato è superiore a qualunque dubbio. Dall'esame di alcuni libri, come il IV, appare manifesto che Licinio Macro (sebbene lo citi solo sette volte IV, 7; 23; 20; VII, IX, 3ì>; 40; X, 9) esercitò, come avremo occasione di constatare più volte, un'efficacia maggiore di Valerio. Certo gli fu fonte per il periodo successivo (su ciò ai voi. seguenti). È poi eccessivo sostenere, come generalmente si fa, ad es. anche nella diligente memoria del Muenzkr, de gente Valeria (Oppoliae, 1891), che da Valerio Anziate derivino in Livio i luoghi dove si parla delle gesta dei Valeri, dacché codesta famiglia, cosi illustre, cos'i potente e vetusta, di già glorificata dagli annalisti noti a Cicerone, non attendeva che nascesse PAnziate (che a Cicerone è ignoto) per farsi celebrare. I Valeri avevano le loro memorie domestiche, che più tardi dovevano essere illustrate ancora una volta dal ben noto Valerio Messalla, Plin. XII. XXXV, 8, e la gente dipinta come amica alla plebe romana venne certo illustrata dagli annalisti plebei anteriori a Licinio, il glorificatore dei suoi e dei diritti plebei. Con ciò non escludo che Valerio Anziate possa esser riuscito ad aggiungere qualche nuova bugia rispetto a questa gente. Reputo però che la via che rispetto a simili determinazioni di fonti è oggi seguita dai critici anche più autorevoli sia molto meno sicura di quello che generalmente si ammette, e che non si possa, mancandoci sicuri ed ampli mezzi di confronto, formulare canoni troppo recisi nelle affermazioni come nelle negazioni.
      (') Livio in tutti i libri a noi pervenuti cita solo sei volte Fabio Pittore,
      I, 44, 2; 53, 2; II, 40; 10; Vili, 30, I, X, 37; 14; XXII, 7; pure sei volte Calpurnio Pisone 1, 55, 7; II, 32, 3; II, 5S. 1 ; Vili, 44, 2; X, 9, 12; XX, 39, 15; ima sola volta, e rispetto alla guerra annibalica, Ciucio Alimento XXI, 38, 2; non cita mai Postumio Albino e Cassio Emina; Catone non è mai nominato prima dell'anno 195 a. C., XXXIV, 15. Dei discorsi di costui, come di fonte storica si vale oltre che iu questo luogo, 17, rispetto all'anno 184, XXXIX, 40-44 ed al 167 a. C. XLV, 25, 4, dove fa menzione dell'orazione di lui per i Rodi " Originimi quinto libro inclusa „. Livio, rifugge dal valersi della secca annalistica del III e del II secolo; e l'esame dei singoli passi mostra come nel fatto si sia valso assai poco di Calpurnio e di Fabio.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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