Storia di Roma di Ettore Pais

Pagina (104/656)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      DIONISIO DI AL1CARNASSO E L ANNALISTICA ROMANA.
      SI
      493 a. C., egli fa essere informati di ciò che era avvenuto su per giù negli stessi giorni a Siracusa. (') Queste ed altre sciocchezze renderebbero solo compassionevole agli occhi della critica l'opera di Dionisio, il quale potrebbe tutto al più essere giudicato come un esempio perfetto della degenerazione che la storia patì per opera della retorica negli ultimi tempi dell'alessandrinismo. Ma vi sono altri fatti per cui il giudizio su questo autore e sulla sua attività letteraria deve essere pur troppo alquanto più severo. Se è infatti scusabile che un forestiero, di poco ingegno, di nessuna attitudine allo studio dei monumenti, che si fidava esclusivamente di ciò che aveva tolto da Varrone e dai principali annalisti di pochi decenni a lui anteriori, reputasse autentiche ed antichissime le leggi dei re, le tavole censorie, ed altri monumenti di quel genere, non comprendiamo come mai dichiarasse di prestare fede ai libri dei magistrati, la cui autenticità sapeva essere messa in dubbio dagli stessi Romani. (-') Dionisio giunge anzi al punto di farsi eco delle spudorate vanterie romane, dove asserisce che le laudazioni funebri di costoro erano più antiche di quelle dei Greci (3) e che le leggi delle XII tavole erano superiori a quelle dei popoli ellenici. (4) Parole che potevano essere compatite in uno degli interlocutori dei dialoghi ciceroniani, (') ma che tradiscono la pili vile adulazione da parte di chi, sia pure superficialmente, doveva aver notizia del movimento legislativo ellenico posteriore a Platone e ad Aristotele. Ma di ciò in parte la spiegazione va trovata nell'angustia dell'ingegno
      (') ID. IV, 56; VI, 62.
      (4) Id. XI, 62.
      (J) Dionisio, V, 17 dice espressamente che le u laudationes » erauo 'Pcojiatwv ;:aÀX'.òv sOpvjjix e che il discorso funebre fatto dagli Ateniesi a Maratona era di 16 anni posteriore al primo fatto dai Romani. Disputa anzi se questa istituzione, anziché al tempo del Publicola, non fosse di già sorta in quello dei re. Plutarco, che si trovava anche lui in una posizione assai delicata verso i Romani, ricordando simili pretese se la cava con un 'aìyszx: e fa, sia pur timidamente, notare che il retore Anassiuiene aveva attribuito tale istituzione a Solone, Popi. 9, 11.
      (*) Dionys. Hal. XI, 44, où-io osjivwv ovtwv /.ai -losaù-^v iym&v-tov S-.a-fopàv ~xpx 'EÀXr^v.y.x; xxÀ.
      O Cic. (I. orat. I, 44, 196 sq.
      Pais, Storia di Roma. Voi. i. C


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

Pagina (104/656)




da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




Siracusa Dionisio Varrone Romani Dionisio Greci Parole Platone Aristotele Dionisio Pcojiatwv Opvjjix Ateniesi Maratona Romani Publicola Romani Anassiuiene Solone Popi Dionys Cic Storia Roma Plutarco