Storia di Roma di Ettore Pais

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      DIODORO DI SICILIA E LE SUE FONTI.
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      rammentato. Eppure lo scrittore, che è riuscito nel tempo nostro a guadagnarsi la considerazione anche dei critici più autorevoli, è in tutta l'estensione del termine un uomo di pochissimo valore. Sebbene egli si vanti di aver atteso trenta anni alla sua opera, e di avere perlustrata con gran fatica e pericolo buona parte dell'Europa e dell'Asia allo scopo di vedere ed esaminare i luoghi di cui doveva parlare (') non è che un mediocre compilatore, il quale, come qualunque greco colto, era in grado di sapere quali fossero le opere più importanti che dovevano essere compendiate. Ma se è pur vero che egli si attenne a quelle fonti che erano reputate migliori per i singoli periodi storici che man mano riassumeva, in qualche caso si è valso, come per l'Egitto, di autori di dubbio valore e, quello che è ancor peggio, codesti scrittori compendiò in modo affatto disuguale. Nessun principio, nessun canone veramente critico guida Diodoro, che privo del senso delle proporzioni e della reale importanza storica dei fatti che va compilando, ora è succinto, ora e ad un tratto diventa diffuso, e che unisce meccanicamente diverse tradizioni, sia che parli della storia greca e siciliana, o della romana. Così sebbene egli tolga a filosofi, come Posidonio, pagine che lo rivelerebbero a prima vista un pensatore, si mostra poi dedito a quella superstizione religiosa da cui era avvinto l'animo di Timeo. (•) Copia alla lettera i suoi testi, come Posidonio, senza citarli, e i trenta anni di studio ed i lunghi viaggi, nel fattosi riducono talvolta a semplice trascrizione di autori precedenti. (3) La lettura di Polibio, di Posidonio, di Artemidoro non valse a formare in lui il
      (•) Diod. I, 4.
      (*) Credo di esprimere quella comune opinione clie di Diodoro si sono dovuti formare tutti quelli che con tendenze critiche lo hanno studiato rispetto alla storia greca. Non reputo quindi necessario documentare ogni asserzione. Rispetto alle opinioni filosofiche di Diodoro, v. Jìusolt negli Jahrhuecher, f. l'hit. 1889, p. 297 sgg.
      (3) La poca delicatezza di Diodoro, ad es. I, 33, III. 11; 18, 25; V, 35, risulta ad es. dal confronto con Stkabone, III, p. 146, XVI, p. 778, XVII, S21, e con Agatarchide M. GGM. I, p. 97. Similmente Diodoro trascrive alla lettera Polibio nel racconto della guerra de' mercenari cartaginesi, cfr. Mommsen, roem. Forschttngen, II, p. 266, Waciismuth, op. cit. p. 94 sgg.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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