Storia di Roma di Ettore Pais

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      CAPITOLO I. - PROLEGOMENI, FONTI ETC.
      passava, come è noto, per un discepolo di Cratete di Mallo, lasciò uno scolare a quel che pare simile a lui in Giulio Igino (') e L. Elio Stilone ebbe l'onore di lasciare il patrimonio della sua cultura e del suo ingegno a quel Varrone, che grazie alla estensione delle sue letture, alla grande attività ed anche alla sua posizione sociale e politica ottenne di esser giudicato il più dotto fra i Romani. Che questo giudizio riposi in parte su meriti reali, e che egli abbia non ingiustamente fatto cadere in dimenticanza piìi ancora che i dotti greci i suoi contemporanei, dall'etrusco Tarquizio sino ai latini L. Manlio ed Aurelio Opilio, prova il fatto che tutta la romanità posteriore non fece generalmente che compilare e compendiare le opere di lui. Rispetto alle antichità pubbliche e private del mondo romano Varrone occupa quello stesso posto che di fronte alla narrazione storica riuscì a conquistarsi la faconda narrazione liviana. E sebbene dotti dell'età augustea, come Verrio Fiacco, abbiano più o meno accettati e modificati i risultati delle ricerche di lui, nondimeno e pressoché impossibile imbattersi in un solo problema di storia $d antichità romana, in cui l'opinione di Varrone non venisse discussa. Varrone riassumeva o compendiava tutto il frutto della ricerca storica e letteraria sia greca che latina, e riproduceva senza genialità, senza vedute originali, con orizzonte assai più ristretto e con minore sicurezza di giudizio, quel grande fenomeno che la Grecia aveva veduto compiersi per opera di Aristotele e dei numerosi discepoli di costui. Varrone infatti non si occupava di soli problemi storici e letterari, ina scriveva versi e non tralasciava di esaminare soggetti di filosofia ed attinenti alla storia ed alla tecnica delle scienze. (*)
      (l) I frammenti a noi pervenuti di Igino, v. Pktkh, fr. hi$t. Rodi. p. 280 sgg. ad es. il fr. 12 = Skrv. ad Acn. VIII, 597, danno saggio di puerilità di criterio del tutto degna di Alessandro Polistore. Dal frani. 6 = Macrob. I, 7, 19 ricaviamo che rispetto a Giano seguiva un tal Protarco Tralliano, mio di quei tanti e poi tanti Greci che si occupavano delle antichità sacre e private romane di cui ci e giunto qualche nome (ad es. Xi:n*on, apd Macrob. I, 9; 3. Pikrone o Pisistrato Liparko apd Plut. q. Rodi. 79, Scìt. Apoll. Rfiod. IV, 7S6, di cui conosciamo poco più che il nome.
      (') Trattandosi di materia nella quale rispetto alle questioni principali v'è un comune consenso fra gli eruditi credo di dovere essere brevissimo. Mi limito


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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