Storia di Roma di Ettore Pais

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      CLODIO E LE FALSIFICAZIONI GENEALOGICHE.
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      solo a parole, come Livio, ma con il fatto provava di avere un chiaro concetto della vera natura della più vetusta storia nazionale, che i suoi contemporanei reputavano o tingevano di reputare autentica, si potrebbe forse spiegare quando in questo Claudio, fosse egli stesso patricio o no poco importa, si riconoscesse l'eco delle opinioni di quella fiera stirpe dei Claudi così sprezzante di tutto ciò che era convenzionalismo romano e che nel complesso dall'annalistica romana, sia per le età più o meno storiche come per le meno vetuste, ò dipinta con colori così foschi e rappresentata con luce così falsa. (l)
      sia l'autore di quel sXsy/cg /piva>v di cui parla Plutarco (l'espressione Iv/.(ò&i4g v.C non dovrebbe sorprendere più di quella Pa{cg lè T-.g II»:ocov àvvjp icicpiv.dg Plut. Marc. 45, dacché si accenna ad uno storico della celebre famiglia, probabilmente ad un continuatore del noto annalista) e che quest'opera possa identificarsi con gli " annales „ del nostro Claudio (gli annali potevano dirsi /pc-vgyp3r.fia'., v. Dionys. I, 7) non ne viene che questi tacesse del tutto, come generalmente si ammette, i fatti anteriori all'assedio gallico. Nei due primi libri Claudio riassume la storia più antica sino a Pirro. I suoi dubbi sulla autenticità della più antica storia romana, dato che egli sia l'autore di questi, possono anche conciliarsi con un racconto brevissimo dei fatti anteriori, del genere di quello di Catone. Certamente va rilevata la circostanza, più volte notata, che nei frammenti pervenuti non vi è un accenno che vada riconnesso ad età anteriore all'assedio gallico, ma ad ogni modo è erroneo pensare che Claudio non abbia narrata la storia anteriore al 390 a. C , perchè era esposta negli annali di Acilio che egli avrebbe tradotta in greco, Liv. XXV, 39, 11, dacché gli annali di Acilio giungevano all'età di Annibale. A me sembra che su ciò colpisca nel segno l'ipotesi del Mommskn, roem. Forxchungetì, II, p. 426 il quale conclude: u Claudius eine freie und ain Anfang verkurtze Bearbeitung der acilischen Annalen gab
      (') Il fatto che il pronome Quinto non comparisce mai in nessuno dei Claudi patrie! di cui ci sia venuta sicura notizia, v. Mommsf.n, roem. Forsclmngen, I, p. 16 sgg. dà certo un grande peso all'opinione di quelli che come H. Peter, reììiquiac, p. CCLXXXVIII, del noto storico fanno un plebeo. Tuttavia non so se possa essere osservato che una delle ben note Claudie patricie si chiamava Quinta. Ma a parte ciò, i Claudi plebei, le cui relazioni genealogiche con i Claudi patrici sono accertate, v. Cic. de orat. I, 176, cfr. Plut. Marc. I, dovevano gloriarsi di discendere da liberti dei Claudi patrici ed accettar le vedute politiche di questi. Certo non si oppone a ciò la condotta del noto tribuno della plebe Q. Claudio, Liv. XXI, 63, dacché i Claudi, non ostante la tradizione, v. Mojimsen, op. cit. I, p. 287 sgg., furono favorevoli alla plebe. L'annalista Claudio poteva farsi l'eco dei patrici Claudi, non ostante le sue origini plebee, e nulla prova ad es. che fosse patricio e della gente dei Valeri Levini Messalla quel Valerio Anziate


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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