Storia di Roma di Ettore Pais

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      CAPITOLO I. - PROLEGOMENI, FONTI ETC.
      si rivela in tutto il corso della annalistica, la quale si interessa solo a raccontare conio e da chi i vari popoli furono domati. Ma questa particolarità catoniana, oltre che con la superiorità dell'autore, per giunta di origine provinciale, di fronte ai contemporanei u Romani di Roma, „ va spiogata con l'importanza che le genti d'Italia avevano ancora al tempo di lui. Catone era poco più che trilustre, allorché i Galli vinti a Talamone avevano ancora una volta fatto tremare i Romani; la Cisalpina, quando egli era sul declinare degli anni, era la più florida regione d'Italia. (') Le città della Magna Grecia, non ostante gli infiniti danni patiti per opera dei Lucani e Sanniti eppoi al tempo della guerra annibalica, potevano dopotutto destare l'interesse di un contemporaneo di Catone, come qualche decennio dopo destavano ancora quello di Lucilio. (') Solo per l'Etru-ria marittima, per il paese dei Volsci e dei Sanniti, che non riuscivano mai più a risorgere, si poteva sino d'allora recitare la nenia dei defunti. (3)
      I frammenti degli annalisti succeduti immediatamente a Catone non presentano, presi uno ad uno, materia a molte e particolari considerazioni. Quali si possano presumere essere state le fonti dei singoli periodi della più antica storia romana, cercheremo, ove occorra, indicare volta per volta; e fra poco tenteremo pure di fissare nel loro complesso i criteri che guidarono questi scrittori. Per ora ci limiteremo a far menzione di quelli fra i molti narratori delle gesta nazionali che riuscirono ad emergere e ad esercitare una particolare attrattiva sui loro coetanei e nelle età successive. Cassio Emina, Calpurnio Pisone, a giudicarli dal modo con cui sono citati dagli antichi, ad es. da Plinio, devono aver goduto di una certa considerazione. (4) Alla loro dipendenza dagli scrittori siciliani fu già
      (') Ciò risulta, come ò noto, dalle celebri dichiarazioni di Polibio, II, 15, (cfr. Strab. V, p. 21S C.)
      (J) Lue. apd Prob ad ed. Vcrg. praef. * et saepe quod ante J optasti freta Messana et Regina videbis , nioenia, tu ni Liparas Phacelinae tempia Dianae
      (3) Catone apd Sekv. ad. Aen. X, 1S4, accenna già all'aria della Maremma dove trae l'etimologia di Graviscae dall'aere grave.
      O V. i frammenti in II. Peter, fr. hist. Tiom. p. 68 sg.; 77 sgg.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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