Storia di Milano di Pietro Verri

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      Icapo decimoterzo 4^7
      Ma non era facile V introdurveli, e Luchino dal Verme vegliava intorno da ogni parte. Si cominciò a provare in Pavia la fame, e il frate scorreva per la città nel suo calessetto gridando al popolo ne da-bitaret de victualibus, quurti sciret ipse, ita etiim affirmabal, per orationes ... se impetraturum ut manna simìlis data Mojsi in deserto dejluxura. esset ad sufficientiam. I Pavesi alla fine ridotti alla estremità si diedero a Galeazzo II, al quale avevano già ubbidito; e frate Giacomo de' Bussolari ebbe la cura di capitolare, e provide a tutto per la Qittà, e nessuna condizione ricercò per se medesimo: curaverat de aliis, non autem dè se ipso, prout semper allegabat praedicando (i). Il Generale del suo ordine pregò poscia Galeazzo lìdal quale ottenne il frate, che terminò i suoi giorni in carcere. Così Pavia ritornò in potere dei Visconti.
      Non così facile riuscì ai Visconti il riavere Bologna; che anzi malgrado l'ostinazione e gli sforzidi Barnabò, questi non potè, sin che visse, averla in suo dominio. Una signoria divisa non è nel momento opportuno per ingrandirsi. Fra Barnabò e Galeazzo II non trovavasi molta armonia; i vizi loro, la maniera loro di governare atrocemente non disponevano i popoli a bramare il loro impero. I principi italiani, tanto più attivi e costanti, quanto più speravano di riuscire contro di uno Stato diviso, non risparmiarono arte e forza in ogni occasione; per modo che non v'è da maravigliarsi come sotto i due fratelli non s' ampliasse lo Stato, ma bensì come ei non cadesse in un totale discioglimento. Bologna era passala nelle mani del Papa, e Barnabò vi spinse le sue armi l'anno i36o; ma senza frutto; poiché Innocen-
      (i) Veggasi l'Azario dalla pag. s35 sino alla pag. 241.


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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani
1824 pagine 585

   

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