Storia di Milano di Pietro Verri

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      CAPO DUODECIMO /t05
      Se Azone aveva invitato, siccome ho detto, i migliori artisti, e gli aveva condotti a Milano; Giovanni vi accolse e vi onorò sommamente il più dotto ed elegante letterato di quel secolo, Francesco Petrarca. Egli venne a Milano l'anno i353, per vedere la città- e l'arcivescovo Giovanni, sensibile al merito, lo onorò tanto, che lo indusse a fissarvi la sua dimora. Il buon Principe era magnifico e sociale. La sua corte era aperta agli uomini di merito nazionali o forestieri. Egli amava la società della mensa; e tanto crebbe presso di lui la stima del Petrarca, che
      10 fece sedere nel suo consiglio, e lo spedì a Ve* nezia suo ambasciatore all'occasione detta poc'anzi. Petrarca nelle sue lettere si esprime eh' egli amava in Milano gli abitanti, le case, l'aria, i sassi, non che i conoscenti e gli amici. L'unica figlia sua la maritò in Milano a Francesco Borsa-no; e la tenerezza ch'egli aveva per quella e per
      11 figlio adottivo Borsano, ch'egli poi instituì suo erede , gli rendevano caro questo soggiorno come una nuova sua patria. Scrivendo Petrarca della prepotente influenza del clima, oggetto sviluppato nel nostro secolo dall' immortale Carlo di Secondat, ma non intentato dal Petrarca, ei così dice de' Milanesi : Totani praeterea Pihcni valletti colonis ab Angusto missis habitatam invelilo ; veruni haec sedium mutatio non patriam ad cjuam pergitur, sed pergentes immutai. Itaque et Galli in Asiam Asiani, et Itali in PJirjgiani profecti Phryges, et post Troyae excidium in Italiani reversi Itali iterimi facti sunt. Sic nostri in Galliam vel Germaniam translati naturam illarum partium imbiberunty mo-resque barbaricos, et Mediolanenses a Gallis conditi atque olim Galli ? nunc untissimi hominum nullum servant vestigium vetustatis ; ita vis coele-


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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani
1824 pagine 585

   

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