Storia di Milano di Pietro Verri

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      CAPO DUODECIMO 093
      ove immediatamente arrestato venne dai Pisani, che temevano le armi di Luchino, e a lui fu consegnato. Francesco Pusterla trasportato a Milano , terminò la sua vita coli1 ultimo supplicio. Un gran numero de1 suoi amici diedero al popolo lo stesso spettacolo; e quello che rese ancora più crudele la tragedia , si fu che la nobile e virtuosa Margherita dovette al paro degli altri finire nelle mani del carnefice. Il luogo in cui si eseguì la carnifi-cina fu al Broletto nuovo, cioè alla piazza de1 Mercanti, dalla parie ove alloggia il Podestà, ove vedesi la loggia di marmo delle Scuole Palatine collo sporto in fuori, da dove solennemente il giudice pronunziava le sentenze di morte. I nobili venivano ivi su quella piazza abbandonati all'esecuzione; ali1 incontro i plebei erano trasportati fuori di Porta Vigentina al luogo del supplicio. L'industriosa sagacità adoperata da Luchino per cogliere nell1 insidia il Pusterla potrebbe essere una lode per uno sbirro o un bargello, ma è una macchia che disonora un sovrano. La crudeltà poi di far condannare all'orrore del supplicio una donna amata, in pena della sua virtù, è una macchia ancora più obbrobriosa e vile. Luchino csigliò dallo Stato i tre suoi nipoti figli di Stefano, cioè Matteo, Barnabò e Galeazzo. La ragione di Stato forse giustificava un tal rigore singolarmente dopo i sospetti di loro complicità nella congiura dell1 infelice Pnsterla. Pretendono alcuni che Galeazzo il nipote fosse anche troppo intimamente unito colla signora Isabella Fieschi moglie di Luchino, e che il bambino ch'ella partorì, ed ebbe il nome di Luchino Novello, per questa cagione insieme colla »madre vedova passasse poi a Genova, e non entrasse mai nella serie de'nostri principi. Avrà avute quel Sovrano le sue buone


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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani
1824 pagine 585

   

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