Storia di Milano di Pietro Verri

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      CAPO DECIMO ?>21
      pompe che diede Matteo all'occasione di queste nozze illustri, per otto giorni vi fu corte bandita, cioè cibo e bevanda per chiunque la volesse; e alla mensa nuziale sedettero mille convitati vestiti lutti in abito uniforme, a spese della comunità di Milano. Per conciliarsi la corte di Roma, Matteo lasciava che il papa Bonifacio Vili regolasse e disponesse della Chiesa Milanese a suo libero arbitrio, eleggendo i candidati per qualunque beneficio, e dando ordine ai regolari senza sapula dell'Arcivescovo ; in somma comandando senza limite quanto voleva nella gerarchia ecclesiastica. Pareva in fatti consolidata la signoria di Matteo per modo, che nessun avvenimento potesse rovesciarla giammai. Ma l'amore paterno deluse la politica nel cuore di Matteo: il che non lo rammento per biasimo, anzi per lodeJ giacche è grande colui che talvolta è sedotto dalla benevolenza. Un cuor gelato, che lascia l'ingegno arbitro de' proprj interessi in ogni occasione , non può avere mai l'eroismo ; e gli uomini tutti , e molto più i principi si possono non credere benefici , sin tanto che mostrandosi tali promovono i proprj interessi; ma laddove beneficando li pregiudicano, forza è conoscere l'animo loro sensibile e generoso. Galeazzo sposo, giovine, imprudente, era l'idolo di suo padre, il quale fece passare in lui la carica di capitano del popolo. I nemici, siccome dissi, devastavano colle loro scorrerie lo Stato. Il nuovo capitano del popolo, senza sperienza militare, senza talenti, col solo inquieto ardimento dell'età sua, prese a fare diverse spedizioni ora contro de' Novaresi ed ora contro de' Pavesi, con nessun profitto, e con notabile dispendio e incomodo de' Milanesi. Mosca, Errecco e Martino della Torre erano acquartierati in Cre-


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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani
1824 pagine 585

   

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