Storia di Milano di Pietro Verri

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      CAPO.MONO 289
      celeste contro di quel Monarca. Egli era adunque alla testa d' una numerosa armata sulle nostre terre. Si propose in Milano la questione se dovevamo tenerci alla sola difesa, muniti entro della città , ovvero se saremmo usciti ad affrontare il nemico ; e quest' ultimo partito proposto da Ottone da Mondello prevalse. La condizione dell'Imperatore se di molto era migliore della nostra per il numero de' suoi armati, essa però era assai attraversata dalle opinioni religiose. Preti, frati, combattevano contro di lui, e confortavano ognuno ad offenderlo ; e come l'Imperatore stesso scrivendone al Re d'Inghilterra dice: Ordinisfrairum minorimi, qui non solum aerinoti gladiis , et galeis muniti, falsas militum imagines ostcndebant, veruni etiam praedicatione insistentes, Mediolanenses, et alios quicumque nostrani, et nostrorum personam ojfendebant, a peccatis omnibus absolvebant (1). Uscimmo incontro a lui, e ci accampammo a Cam-porgnano. Le truppe avanzate imperiali si accostarono, e furono fatte in pezzi dai nostri, e il rimanente condotto a Milano. Si riconobbe che costoro erano Saraceni. Allora l'Imperatore s'innol-trò, e pose il campo col grosso del suo esercito a Cassino Scanasio, d'onde l'obbligammo a sloggiare ben presto, coli' aver rotti alcuni sostegni ed inondato il di lui campo. Portossi l'Imperatore a un nuovo campo fra Besate eCasorate; ed irt pensarono i Milanesi a restituire a Federico H il trattamento sofferto due anni prima a Cordova. Mancava un fiume da porgli alle spalle. Scavammo un profondo canale fra il nostro carneo e il nemico , e vi facemmo sboccare l'acqua del Naviglio
      (1) Il conte Giulini, ìomo VII, pag. 5^4.
      Verri. Slor. Mil. T. I.

Storia di Milano Tomo Primo di Pietro Verri Società Tipogr. de' Classici Italiani 1824 pagine 585

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