I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      non rosica — gli è un proverbio che non invecchia mai. Peuh ! il lansquenet d' un franco non si giuoca che nelle osterie.
      Nessuno si mostra offeso della brusca apostrofe del biscacciere. Uno de' sei giovinotti che giuocano leva il capo e risponde;
      — Papà Guglielmi, vorreste che facessi una sola posta della mia mesata? M'avete tolto per un banchiere?
      — Oibò, vi conosco. Ma^ anche giovine di negozio, si può aver più coraggio ed essere più intraprendenti* La fortuna non ò tal pesce da pigliarsi all'esca di venticinque soldi per volta. Andate là!... siete pur destro a misurar bambagina voi. Almeno a quel giuoco siete certo d' avanzarvi un terzo di braccio al giorno, stirando la trama e mettendoci in più le due unghie de' vostri pollici. Non per niente ve le lasciate venir su lunghe come quelle del mio pappagallo.
      Tutti ridono a gola spiegala. Il biscacciere smoccola i lumi de' due tavolini; poi, incrociate le braccia dietro le reni, s'avvia lentamente alla parte opposta della rotonda.
      Una giovinetta ne'diciassette anni, pallida, sofferente, colle guance incavate, se ne sta seduta in un soffice seggiolone a bracciuoli, unico segno di distinzione che si vede in quel luogo, dove tutti, nobili o plebei, dal duca all'artista (o meglio viceversa), dall'artista al banchiere, dal banchiere al commesso, sono considerati uguali davanti a un mazzo di carte. L'uomo, posto che abbia il piede nella bisca, non è più un individuo, è una moneta. Esso vale la posta che può scommettere. La è questione di valuta e non di preminenze sociali. Avvi forse differenza da marengo a marengo? Tanto vale il mio quanto il vostro; e se essi ci rappresentano, tanto valgo io quanto voi. Il giuoco annulla le gerarchie, eguaglia le nascite e livella le condizioni.
      La giovinetta veste un giubboncino di lana a scacchi rossi sur un fondo turchino cupo. I suoi capelli d' un biondo ramigno sono imprigionati in una reticella di seta nera, che dà maggior spicco alla bianchezza malaticcia e slavata della sua carnagione.
      Tiene il capo appoggiato alla spalliera imbottita della sua scranna, gli occhi socchiusi e le mani giunte sul grembo nell' attitudine di persona stanca e dormiente.
      Però non dorme, che a ogni minimo fruscio di passi, a ogni
      «
      sbatter d'imposta tu vedi le sue lunghe ciglia agitarsi e il suo occhio fissarsi su'sopraggiunti con ineffabile espressione d'ansietà e di tristezza.
      s.
      — Tu soffri, Camilla, le dice il biscacciere.


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 1)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1857 pagine 511

   

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Guglielmi Camilla