I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      Poscia (late il contrapposto alla sccna, Pantitesi alla situazione, il riscontro al quadro.
      E immaginate un palazzo, e dentro il palazzo un salotto — un salotto come quello della marchesa Fabiani.
      E quando avrete fatto conoscenza co' nuovi personaggi che vi presentiamo, quando ne avrete udito i discorsi e abbrividito al profondo egoismo che ne trapela, chiudete il libro, e diteci francamente se Pafa soffocante dell'osteria della Lupa non è da preferirsi a' bronzi, a'quadri, agli arazzi, all'ambiente caldo, profumato, volut-tuoso del palazzo Fabiani?
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      fSono le sette d'una fredda sera d'autunno — l'ora stessa, la medesima sera (il lettore non lo dimentichi) in cui vedemmo passarci davanti, per la prima volta, i personaggi di questa storia. L'ora in cui il Marinelli scendeva dal fiacre; in cui il Legnaiuolo svelava all'amico miserie antiche e già note, ma che, nullameno, hanno il tristo privilegio di non invecchiare ; in cui il discendente d' una grande, illustre e doviziosa famiglia , gittava P occhio ansioso sul libro de' crediti, chiedendo al linguaggio freddo, conciso, inesorabile dellejiifre la desolante certezza del suo avvenire distrutto.
      Tre persone erano nel salotto: una vecchia, un prete ed una bambina. Intorno a questi due ultimi personaggi, non volendo lardellare il racconto di schizzi biografici e fisiologici con soverchio discapito del crescente interesse, ci limitiamo a dire che il prete gli era una figura lunga e sottile , dalla faccia scialba e angolosa, con labbra grosse e la schiena piegata ad arco per l'abitudine di starsichino e di profondere riverenze. Del resto, don Celestino (così chia-
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      mavasi il confessore della marchesa) ad onta d' un certo che d'austero che trasparsagli dagli occhiali costantemente accavalcati sul naso , gli era una pasta frolla, un marzapane, dolce, paziente, arrendevole a' gusti più eccentrici, a' capricci più o meno strambi della bisbetica penitente. Pochi anni prima, ci sarebbe stata stoffa per farne il più compito cavalier servente, il più galante cicisbeo, il più platonico e sospiroso patito che mai abbia raccolto un ventaglio, accarezzata una cuccia, o susurrata a fior di labbro una dichiarazione. Insomma tu potevi ravvisare in lui, a prima giunta, uno di quegli arnesi d'anticamera e di salotto, di cui si è conservato lo stampo a' dì nostri, salvo alcune impercettibili modificazioni, che non ne alterano per nulla l'originale fisionomia.


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 1)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1857 pagine 511

   

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