I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      verso il nuovo arrivato, levava macchinalmente la mano a' primi occhielli della giacchetta di velluto bigio, che aveva abbottonata militarmente fino alla radice del collo.
      Nel far ciò i suoi lineamenti esprimevano ferocia insieme e sgomento: ma, poco dopo, rassicuravasi, e mesciuto in un bicchiere, che gli stava davanti, beveva un sorso, poi riprendeva il primo atteggiamento, i gomiti sulla tavola, e i pugni chiusi per sorreggereil mento. / , ?
      Gli altri sette, compresi Golasecca e Francesco , stavano sedutiparte a destra e parte a sinistra della lunga tavola, ingombra di bicchieri, di boccali vuoti e di pipe. . H ^nr^Vf *
      Una grossa lucerna a riverbero, infissa al colmo della terza arcata, che bipartiva inegualmente quel vasto parallelogrammo, gittava un chiaror fioco e rossiccio su quelF ultimo gruppo di bevitori, sprigionando a stento i suoi raggi dalla fitta nuvolaglia di fumo che Ie-vavasi da' quattro lati- della sala al soffitto.
      • Non appena ponevasi il piede sull'uscio, ti ventava sul volto un'afa calda e soffocante di tabacco e di vino. Occorreva acclimatarsij come dicevano gli abituati; e richiedevasi buon petto e polmoni migliori per respirar senza pericolo quel!' ambiente viziato dalle esalazioni inebrianti delle pipe e del vino.
      / Otto lunghe tavole, dipinte di color rosso, ricorrevano lungo i due lati dello stanzone. Il banco era posto nel fondo, presso all'uscio da cui si entrava, e v'accudiva mi'adiposa matrona ne' quarant'anni, coli'indispensabile micio sul grembo, e la testa coperta da una sciattata cuffia di tulle, da cui sbucavano due scarmigliate ciocche di capelli rossicci. La era una vedova inconsolabile da dieci anni, cui il dolore, per intenso che fosse, non avea scemato pur d'un' oncia la ciccia, come non toglievale d'ascoltar sorridendo 1 propositi galanti di qualche don Giovanni scamiciato e bollato, che le frodava lo scotto fra una sorsata, una stretta di mano, e una parolina dolce, accompagnata da.... da qualche cosa, che non era certo tm sospiro.
      La tavola, a cui siedevano 3Iangiamicche e i compagni, era posta a un trenta passi dal banco, ultima fra le quattro della fila sinistra. La signora Veronica, così era chiamata l'ostessa, avea concesso F uso esclusivo di quella tavola alla compagnia, indottavi probabilmente da una special predilezione che nutriva pel capitano.
      Che il piglio franco e spavaldo, le spalle tarchiate e riquadre, e F occhio acuto di Mangiamicche avessero fatto colpo su lei, passando


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 1)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1857 pagine 511

   

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Golasecca Francesco Ie-vavasi Giovanni Iangiamicche Veronica Mangiamicche