I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      — Grandipepe, ha ragione,
      — Ci vuole un esempio.
      — Impicchiamolo.
      — Fuciliamolo.
      — Capitano! urlò il Guercio, levando la voce su quel baccano,
      — Che c'è? rispose Mangiamicche, che cominciava a perdere la pazienza.
      Il Guercio rizzossi in piedi, e accostò il rovescio della mano al cappello, salutando militarmente il suo superiore.
      — C'è, capitano, che non soffro insulti da chicchessia. Le mani mi pizzicano che gli è un pezzo, e se non mi tenesse la disciplina, e il rispetto che devo al mio capitano 3 a quest'ora avrei già dato una lezioncina a costui (e accennò Grandipepe) per insegnargli a levar la voce contro il suo caporale.
      Una fragorosa risata accolse F energica protesta del Guercio.
      Il Guercio corrugò fieramente l'unico sopracciglio, poiché l'altro, insieme all'occhio, spentogli da un vigoroso punzone, che avea toccato in una rissa notturna, se ne stava sepolto sotto una pezzuola di seta nera, annodata dietro al lobo dell'orecchio sinistro.
      Nè ci volle meno dell'ascendente che il capitano Mangiamicche esercitava su quella briaca marmaglia, pronti a darsi di coltello e acciuffarsi a ogni due parole, per far cessar quel frastuono di voci rotte e scordate, che facea voltare il capo 0 trabalzar sulle panche i pacifici frequentatori dell'osteria della Lupa.
      Erano in quattro cialtroni, vestiti quasi a una foggia, con casacche di panno unto e gualcito, e larghi cappellacci di feltro, calcati fin sopra l'arco de'sopraccigli, o inclinati a dritta, alla sgherro.
      II più giovine di costoro, gli era uno sperlungone, che toccava appena i vent'anni, secco, nervoso, con zigomi salienti, naso rin-
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      cagliato e guancie scialbe e cascanti. L'eccessiva magrezza, e la tinta verde-gialla, come di foglia avvizzita dalle brezze autunnali, giustificavano pienamente il nome di guerra che dovette pigliare nell'inscri-versi alla Compagnia. Lo chiamavano il Patito, ed era forse il solo, fatta eccezione del Legnaiuolo, che fumava sdraiato in un canto, il quale non prendesse parte al trambusto.
      Di sotto alla tesa del feltro, rabbassata sul volto, scintillavano due occhi tondi e fosforescenti come quelli d'un gattopardo } egli volgcvali tratto tratto verso l'uscio a cristalli, e a ogni sbatter d'imposta, dava un balzo sovra sè stesso, c sbirciato rapidamente di tra-


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 1)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1857 pagine 511

   

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