I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      Forigine del suo male. Gli accennai alcuni disgusti in famiglia, cefali-dogli la causa vera di quell' accesso.
      « — Signore, gli dissi terminando, io fui gran parte de' dolori
      *
      di mia sorella: salvatela, e chiedetemi là vita in compenso: io la sa-grificherei con gioia per vederla viva e felice. •
      Giovinotto mio ^ rispose il buon vecchio, la felicità è una medicina che noi prescriviamo sempre a' nostri**' ammalati; Poi mi trasse in fondo alla stanza, e abbassò la voce, soggiungendo;
      « — Poe' anzi mi avete detto che la malattia di vostra sorella proviene da disgusti cagionatile in gran parte da voi. Non è mia intenzione di spingere lo sguardo indiscreto nell'interno d'una famiglia per sorprendervi segreti che non mi appartengono. Nondimeno mi credo in obbligo di dirvi che questi disgusti devono esser stati molto gravi se ebbero conseguenze di quella fatta. Non ve lo nascondo : lo stato attuale di vostra sorella è più .grave che non credete: io posso combattere la malattia e vincerla, come mi fa sperare il risultato ottenuto dalla mia prescrizione. Ma se il suo male è prodotto da forti dispiaceri, se noi non togliamo di mezzo la causa prima che li produce, essi ritorneranno con maggior forza e vinceranno V inutile resistenza da parte nostra.
      « À queste parole io fui tentato di confessargli tutto. Trattavasi di scegliere fra la guarigione di mia sorella e l'umiliazione di racconciare a un altro uomo la mia vergogna, fra il supplizio d'un istante e la felicità di tutta la vita... eppure ebbi la forza o la crudeltà di tacere.
      « II medico aspettò senza parlare, sperando forse che io rispondessi; ma, accortosi del mio turbamento, mi tese-la mano, prima di uscire, e mi disse:
      « — Riflettete bene su quanto vi ho detto. Se dipende da voi chevostra sorella dimentichi qualche cosa, fatelo presto, fatelo subito....
      ¦
      oggi stesso, se lo potete.... domani sarebbe troppo tardi, mi.capite?
      « Poi riaccostossi al letto, e sentito di nuovo il polso di Paolina, uscì crollando il capo in atto d'uomo che teme o dispera.
      « Passò un mese. 11 medico venne sempre, persino due volte ab giorno, e al primo aftacciarmisi sulla soglia, mi piantava gli occhi in viso e mi domandava : . • •
      « — E così?... nulla di nuovo ?
      « — Nulla, rispondevo io, sempre fermo nel mio proposito di non parlare. cM


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 1)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1857 pagine 511

   

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Giovinotto Paolina