I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      invano dispiega le sue foglie malaticcie e clorotiche, aspettando un vivo raggio di sole, traverso la folta siepaglia di piante parassite chene soffocano lo sviluppo.
      Ciò precisamente accadeva nelP anima del barone.
      Guasto fin dall'infanzia, come più innanzi vedremo, da chi doveva-promuovere gelosamente lo sviluppo delle morali sue facoltà, a ventanni egli si trovò padrone di sè e d'un pinguissimo patrimonio.
      Potreste voi arrestare il libero volo dell'aquilotto, che> sferrato il graticcio dell'angusta prigione, batte l'ala potente verso le nubi coll'ebbrezza del prigioniero, che, trovatosi dopo venti anni all'aperto, corre come un dissennato pe'campi, e beve a lunghi sorsi l'aria e la luce, misuratagli, come la scarsa razione di tutti i giorni, dal sottile spiraglio d'una segreta? *
      Erano venti lunghi anni di compressione morale e di forzato cretinismo, cui doveano succedere quattro anni d'orgia, di stravizzo e di dissipazione; ma, quando l'ultimo scudo della fortuna paterna passò dal tappeto verde d'una biscaccia nella saccoccia d'un barattiere, il pensiero d'un'abbietta indigenza corrugò quella fronte gio-vanile ed aperta; l'anima sua, che sfuggiva l'analisi, fu costretta,
      per la prima volta, a ripiegarsi in sè stessa.... a pensare.
      Quale si fosse il risultato di quest' autopsia morale, intrapresa colla fredda impassibilità del notomista che cerca le tracce dei veleno ne' visceri d'un estinto, noi lo vedremo nel procedere deL racconto. Cibasti dire per ora che quest'uomo non era interamente perduto, e che spesso, di sotto all'agghiacciato cinismo di chi non crede più a nulla, trapelava la fiamma d'un sentimento ignorato o compresso.
      Nelle ultime parole indirizzate al portiere, il barone si era lasciato sorprendere da uno di que* generosi trasporti ch'egli chiamava, beffandosene, i suoi periodici accessi di malumore.
      Piantatosi a cinque o sei passi di distanza dal tavolino, a cui Santocchio teneva incollate le reni, egli avea preso a rispondere all'impertinente interrogazione , di quest' ultimo colle braccia incrociate, composte le labbra a quella smorfia ironica che, con voce moderna, poteva dirsi stereotipata sul suo yìso.
      Ma venuto a quel punto, in cui s'accennava Io scopo de9raggiri della marchesa, le sue braccia si sciolsero per secondare con un gesto animato la parola che a mano a mano sprigionavasi più veloce esentita....
      Fe' uno due, tre passi, e, protese le braccia* dirizzò bruscamente


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 1)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1857 pagine 511

   

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Santocchio