Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      stori\Alla tribolazione dei corsari, eoo Andrea Doria capitano delle forze navali dello stato ed ammiraglio di quelle di Spagna, piò facilmente si poteva rimediare.
      Si era reso terribile a quei giorni Ariadeno di Metellino, detto Barba-rossa, il quale, scorrendo con una flotta barbaresca il Mediterraneo e l'Ionio, era divenuto il terrore dei popoli littorani della Spagna e dell'Italia ed il flagello dei bastimenti mercantili. Risoluto di liberare il mare da questo formidabile corsaro, Andrea passava con venti galere in Corsica, (Màggio 1530) e di 1 k sulle coste di Affrica. Ivi avendo saputo cbe non lungi da Algori, nel porto di Cercelli, stanziava una squadra nemica, credendo che fosse l' intiera flotta del Barbarossa, si diresse a quella volta. Erano sedici navi moresche mandate da Ariadeno a vettovagliare Cercelli; onde appena gli equipaggi di esse si videro sopravvenire il capitano genovese saltaronoin terra e rifogiaronsi in città. Il Doria senza metter tempo in mezzo,
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      sbarcò allora mille trecento soldati, i quali sotto il comando di Cristoforo Pallavicino e di Erasmo Doria cacciatisi dinanzi i nemici, parte ne costrinsero a chiudersi nella fortezza posta sovra un sito eminente alla città, parte a fuggire alla campagna. Dopo di ciò i cristiani, credendosi sicuri della vittoria, ricadendo in un errore che altre volle era loro tornato fatale, si sparpagliarono a saccheggiare. I barbareschi, veduti i nemici preoccupati e sparsi, datisi l'intesa con quelli usciti e con gli abitatori della campagna, dalla fortezza e da tutte le parti prornppero contro i depredatori molti uccidendone e tutti gli altari ricacciando alle navi avanti che avessero potato riaversi e riordinarsi. Il Doria, dopo aver protetta con le artiglierie li ritirata dei suoi, e tolte seco nove delle galere nemiche, navigò verso le coste di Spagna all' isola di Cabrera ove credeva di scontrare il Barbarossa; ma non trovandovi o, ritornò a Genova, ove si era risuscitata la peste, flagello che da parecchi anni travagliava incessantemente la capitale della Liguria.
      Nò, oome accade spesso, la peste era venuta sola, la diminuzione delta popolazione cagionata dal malore era necessariamente riuscita fatale alle arti ed ai mestieri cbe han bisogno di numerose braccia per mantenersi in fiore. Questa stessa ragione avea pregiudicato al commercio, il quale già in gran parte revinato per le agitazioni passate, si era a grado a grado al lontanalo da una città divenuta malsana, spopolata e non sicura, per aprirsi altre vie più certe e meno pericolose.
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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