Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      598 STORIAleghe; e fu la diversa costituzione dei vari stati italiani. Imperocché come . nella natura fisica, gli elementi omogenei si attraggono e gli eterogenei si rispingono, così, se i governi della penisola, all'epoca di cui discorriamo, fossero rimasti ordinati a repubblica o convertiti tutti in principati, le animavversioni scambievoli sarebbero riuscite più facili a rintuzzare, e qualcuno dei tentativi summentovati avrebbe sortilo certamente un esito felice. Di tutti gli stati italiani la Repubblica di Venezia si conservò la più indipendente; ma non senza il sacrifizio delle antiche infinenze e del primitivo spirito di allargamento, a cui fu sostituita una politica egoista, ristretta, sospettosa, onde potè ancora per lungo tempo trascinare una esistenza di lento deperimento.
      La Repubblica di Genova dovè necessariamente subire le circostanze in cui versava il resto dell' Italia : le rimase è vero la libertà di governarsi indipendentemente rispetto alla amministrazione interna, ma, in quanto alla politica esteriore, l'indebolimento proprio e la dominazione imperiale l'avevano ridotta ad uno stato quasi totale di dipendenza. Inoltre, neppure Dell' interno, chi rammentava l'antica larghezza del reggimento popolare evoleva più considerare la sostanza che l'apparenza delle cose, avea ragione
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      d'esser contento. Si era ricostituita ed andava rafforzandosi ogni di più una aristocrazia più vaga che capace di governare; nò l'uomo che allora la temperava con l'autorità, la stimolava con 1' esempio e la reggeva coi consigli, poteva vivere eternamente.
      I Governi passati erano stali tempestosi, discordi, faziosi; ma venuto il pericolo, non avevano che a levare una bandiera per vedervi accogliere sotto se non tutti almeno parte dei cittadini e della plebe: nel nuovo ordinamento, ad una minaccia straniera, ad un subito bisogno della patria chi avrebbe risposto? 1 nobili che governavano eran pochi ; il popolo che non governava, avendo perduto ogni interesse a difendere la Repubblica, doveva rimanere indifferente e scambiare con apatia un giogo con un altro. Quando si vuole che tutti sian concordi nella difesa di un sistema, bisogna cbe questo torni a vantaggio di tutti: in ciò sta il segreto della fioridità, della potenza, e del patriottismo dei municipi del secolo decimoterzo e decimo quarto. In luogo di quei vivaci ordinamenti municipali per cui la Repubblica si era mantenuta forte prospera rigogliosa e divenuta potente cosa restava? l'aristocrazia dei ventotto Alberghi dominava il popolo e la plebe;
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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