Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      584 STORIAtolare. Cosi ancora una volta, le armi francesi, rapide nell'acquistare e molto più rapide nel perdere P acquistato, eran cacciate dalle belle provine» dell' Italia meridionale. Fu grande la colpa del capitano che non volendo cedere in parte perse tutto ; grandissima quella del re Francesco, il. quale vanitosamente ambizioso di signoreggiare in Italia, ai molli eserciti man' dati oltre l' Alpi non fornì mai i mezzi necessari a trionfare e mantenersi. I Francesi, più vaghi delle apparenze che dei fatti, lo chiamarono il re cavaliere; e certo se la cavalleria di un re consiste nell'essere inutilmente prodigo del sangue dei sudditi, il tilolo ben gli sta: gli Italiani del secolo decimosesto che si erano affidati alle larghe promesse di lui, e specialmente
      i Fiorentini che espiarono la fede con la servitù, lo debbono avere gin-
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      dicato altramente.
      Dopo la distruzione totale dell'esercito francese, ritornò il Doria .nel Ligustico ed entrò con la flotta nel golfo della Spezia. Gli pareva esser giunto il tempo propizio a liberare la patria dal dominio francese. Favorivano questo progetto, l'indebolimento della potenza francese in Italia pei recenti casi, lo sdegno concetto dai cittadini per le cose di Savona, ed una cotaledisposizione di rivolgimento già preparata da lungo tempo.
      • iInfatti, fin dall'anno precedente, i cittadini, sotto pretesto di estinguere le parti e le fazioni e di dare un avviamento più regolare alla amministrazione interna dello Stato, avevano incominciato ad avvicinarsi scambievolmente ed a tenere spesse riunioni. Il governatore Teodoro Trivuizio, non dubitando di ciò che vi era sotto, anzi stimando che la estinzione delle parti avrebbe reso più durevole e più rispettato il governo del re, non solo non si era opposto a queste conventicole, ma le aveva incoraggiate. Dopo molte sedute, i convocati, d'accordo col Trivuizio, aveano istituito un magistrato di dodici riformatori incaricati di tirare a buon fine P opera incominciata. Questo magistrato compostp di uomini di tutte le opinioni e però ben veduto da tutti, era cosi divenuto una delle autorità più influenti della Repubblica.
      Udito l'arrivo del Doria alla Spezte, non tardarono i dodici a tenere. ^ grete intelligenze con esso ; e molto più si raffermarono in questo prqpo: sito per le notizie che l'ambasciatore genovese Lasagna mandava toro dj Francia, le quali portavano: non esservi ornai più nulla da jsperare dal re e dai di lui ministri avversi tutti ed irritissimi contro Genova, e risolati
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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