Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      STORIAproletto dal loro signore, costoro, avvezzi a vivere per tutto a discrezione, infestavano gli abitanti con continue violenze. Giravano per le piazze e per le botteghe, pigliavano lullociò che loro faceva comodo, ed a chi domandava d'esser pagato rispondevano con le busse.
      L' insolenza soldatesca era giunta a tale che la case più vicine al palagio dove gli Spagnnoli avevano i quartieri erano state saccheggiate, ed il male minacciava di estendersi, se il Doge Àntoniotto, D. Carlo di Lanoia e D. Lopez di ?oria ambasciatore cesareo, temendo di una insurrezione cittadina che già era imminente, non si fossero adoperati a frenare i soldati da un lato e dall'altro a contenere gli offesi con promesse di indennizzazioni. Finalmente il Lanoia, sospettando di intrighi francesi per la liberazione del re, ~ condusse questo a Portofino, dove lo fè imbarcare per la Spagna, e cosi restò la città libera da suoi brutali ed insaziabili ospiti.
      Se il Doria aveva ultimamente ricusato di fornire le sue navi per accompagnare il re prigioniero, non era perchò egli volesse abbandonarlo neir infortunio, ma sibbene per conservare la sua libertà d'azione, e servirlo più utilmente quando l' occasione se gli presentasse.
      Infatti, dicono che navigando la squadra spagnuola che conduceva l'illustre cattivo nelle acque dell' isole Hyeres, fosse sopraggiunta improvvisamente dalle sei navi di Andrea, il quale non avrebbe voluto desistere dal suo progetto di liberare il re, finché questi, minacciato di morte dagli Spagnuoli, non gli ebbe ordinato, con un ordine di proprio pugno, di ritirarsi. Allora il capitano genovese, conoscendo che per il momento non vi era nulla da fare in servizio diretto della potenza a cui serviva, chiesto ed ottenuto il congedo dalla regina madre rimasta reggente del regno, si acconciò con la sua squadra ai servigi di Clemente VII, il quale paventando le conseguenze della giornata di Pavia, cercava, insieme con tutti gli altri Stati Italiani rimasti indipendenti, di scongiurare Y imminente pericolo di una servitù spagnuola e tedesca.
      Giammai l'Italia si era dimostrata così anziosa della sua indipendenza come ora che stava sul momento di perderla. Venezia, Francesco Sforza, Clemente VII, si ristringevano insieme. Il Moroni cancelliere dello Sforza era l'anima di questi consigli: si chiedeva assistenza ad Enrico Vili di Inghilterra, si negoziavano capitolazioni con gli Svizzeri, si facevano continue premure a Luigia di Savoia reggente di Francia, dimostrandole, esser
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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