Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      tanque questi sotto il comando del Longueville giunti in Asti già si ritirassero) indusse i capitani imperiali per paura di non esser sorpresi a ricondurre la disciplina tra le loro truppe. Lo stesso giorno, senza osservare nessuna delle forme sancite dalle costituzioni, Antoniotto Adorno fu gridato doge, avendo Girolamo, quantunque più abile nella politica e nella armi, per rispetto alla maggiore età, rinunciata al fratello Y autorità.
      Il quarto giorno dopo la presa della città uscivano le truppe spagnuole e tedesche onuste di preda, il soverchio della quale aveano rivenduta a vilissimo prezzo, e si dirigevano alla volta di Lombardia. Rimasero in Genova, a presidio della città ed a tutela del uuovo ordine di cose, alcune bande spagnuole e tedesche assieme con Don Lopez de Soria ambasciatore Cesareo, lasciato a sindacare e dirigere P azione governativa di Antoniotto.
      Dopo la partenza delle truppe, Antoniotto pensò a ricuperare il Castelletto, ultima fortezza su cui sventolasse ancora la bandiera di Francia in Italia. Piantate le artiglierie, furono quasi subito occupate le fortificazioni esteriori; onde il Castellano non avendo alcuna speranza nemmeno lontana di esser soccorso, e conoscendo inutile ogni resistenza, si arrese salva la roba e le persone, e si imbarcò con la guarnigione alla volta di Francia.
      Sul finire dello stesso anno approdava a Genova di passaggio per Roma il successore di Leone X, Adriano VI, già Vescovo di Tortosa ed Aio di Carlo V. Recatisi ad onorarlo fra gli altri il marchese di Pescara e Prospero Colonna, furono accolti dal nuovo doge con tante dimostrazioni di onore, che i cittadini non poterono dissimulare il loro dispetto in vedere festeggiati in tal guisa coloro che non ha guari avevano cosi spietatamente desolata la loro patria, onde ne crebbe il rancore contro gli Adorni fomentatori principali di quella impresa.
      Dicono che i due capitani presentatisi al papa, gli chiedessero l'assoluzione del sacco successo; e che Adriano rispondesse sdegnosamente: neepos-sum, nec volo, nec debeo\ con questo episodio, singolare, ma non disconveniente all' indole di chi rispose nè di chi domandò, (tanto bizzarramenle i tempi erano ad un punto superstiziosi e feroci) si chiuse il miserabile dramma che abbiamo raccontato.
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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