Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      540 STORIAcompagnia d' uomini d' arme a servizio del re, con una annua pensione di seimila scudi d'oro per se e quattromila per suo fratello Federigo.
      Queste pratiche non furono tanto segrete, che gli Adorni, i quali stavano continuamente spiando tutte le azioni dei loro antagonisti, non ne avessero sentore, e ne rendessero avvisato Massimiliano Sforza; ma Ottaviano, con apposite ambascerie e sviscerate proteste di attaccamento alla lega, seppe cosi bene infingersi, che quattromila Svizzeri già venuti dal milanese nei confini della Liguria furon richiamati indietro, ed egli potè tranquillamente aspettare F approssimarsi dell' esercito francese. Ma poiché Aimaro di Prie con quattrocento lancie e cinquemila fanti si fu avvicinato ai confini della Repubblica, Ottaviano non avendo più nulla da temere, inalberò bandiera francese, e scrisse una lettera a Leone X nella quale lo pregava a scusarlo se indotto dalla necessità, dalle mene dei suoi interni nemici e dal desiderio di conservare in parte la libertà della patria, si era indotto a staccarsi dalla lega ed accostarsi alla Francia. Quantunque la città ed i magistrali fossero stati tenuti ugualmente alio scuro di questo trattato di Ottaviano colla Francia , nonostante ne furono soddisfatti, oppure furono bastantemente prodenti per comparirlo.
      Ottaviano, di doge divenuto ora vicario, poiché si fu tatto gittato nelle braccia del re, si diè con tutti i mezzi che erano a sua disposizione a favorirne gli interessi gli prestò a di lui richiesta ottantamila scudi cbe furon poscia resi a spizzico e non tutti. e mandò Niccolò Fregoso con quattromila fanti, onde ricuperate Ovada e Gavi si congiungesse alle genti che Aimaro di Priè faceva campeggiare sulla sinistra del Po affine di tenere in scacco Raimondo di Cardona e l'esercito Spagnuolo.
      Gli eventi della guerra, toglievano poco stante a Ottaviano ogoi timore rispetto alla conservazione della sua autorità; nella terribile giornata di Marignano, gli Svizzeri toccarono la peggio, ed essendosi ritirati alle loro montagne, lasciarono Francesco I tranquillo possessore del ducalo di Milano.
      Allora tutti i principi italiani che seguitavano la fortuna di Francia si affrettarono a mandare ambasciatori a Milano a complimentare il favorito dalla fortuna ; Ottaviano Fregoso vi compariva anche egli a capo della ambasceria genovese, e di propria bocca recitava davanti al re nna di quelle orazioni piene delle esagerate lodi e dei gretti luoghi comuni che tali circostanze sogliono inspirare.
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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