Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      514 STORIAcommercio della Liguria. Ad onta della opposizione del Ravenstein, che vedeva io questa impresa un'altra ingiuria che si faceva all'autorità del rea nome del quale i Grimaldi tenevano Monaco, partiva il Tarlatino a quella volta con duemila fanti, cavati dal popolo minuto, due galere ed alquanti brigantini.
      pNell'istesso tempo nuove sette e nuove compagnie (con sacri nomi della Madonna e di S. Giovanni Battista, ma con fatti più profani di quelli delle Coppette, sorgendo ogni giorno dalla plebe), nò valendo a frenarne gli eccessi quattro capitani con quattrocento soldati restituiti dagli Anziani a queste oggetto, Filippo di Gleves sire di Ravenstein, stimando ingiurioso alla dignità sua ed a quella del re il rimanere più oltre, lamentando le presenti condizioni, e predicendo i futuri mali della Repubblica, abbandonò la città. L'inimicizia del Roccabertino che non avéa potuto perdonare al Cleves di essere stato stimato più capace di lui a sedare i moti di Genova, e la gelosia del signor di Chaumont governatore regio in Lombardia, non ebbero piccola parte in questa determinazione del Ravenstein. Dopo la di lui partenza, i popolani, trovandosi soli a fronte della plebe, videro la necessità di mantenere una stretta concordia fra di loro, e procuravano particolarmente di rappacificare le risorgenti gelosie degli Adorni e dei Fregosi.
      Il popolo minuto poi, accorgendosi che tutto piegava innanzi ai suoi vo-Ieri, cresceva in baldanza; ed era più che mai incapriccito della conquista di Monaco. Tentarono i popolari di attraversarvisi più che loro fu possibile, imperocché non volessero stancare a fatto la pazienza del re; ma tutto fa vano; e per non inimicarsi maggiormente la plebe che già cominciava ad averli in sospetto e ad accusarli di agognare più i favori regi che l'utile della patria, si tacquero. L'entusiasmo destatosi nel popolo minuto per la impresa di Monaco fece si che in breve si contassero al campo sotto questa città meglio che seimila uomini ; ma essendo in gran parte un accozzaglia di gente indisciplinata senza freno né di pudore né di comando, cagionavano più confusione che utile, tanto che i soldati stessi d'ordinanza che vi erano, minacciarono di ritirarsi. I nobili soli in tanta trepidazione comune cominciavano a riprendere animo e speranza, certi come erano che il re dopo la partenza del Ravenstein non avrebbe tardato a punire i tumulti di Genova come una ribellione.
      Infatti il Re, avendo bisogno di passare in Italia per abboccarsi con Papa
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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