Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      504 STORIAsti aitimi esercitavano la mercatura, anche i primi attendevano a crescere le loro fortune con i traffici da cui doveano ripetere l'origine prima della loro grandezza. Avere in antico i patrizi Spinoli, Fieschi, Grimaldi e Doria, resi grandi servigi alla Repubblica; nessuno poterlo negare; ma essere forse da meno coloro che aveano acquistata Scio e le due Foglie, presa Famagosta, resa Cipri tributaria, difesa la Corsica e Bonifacio con* tro Alfonso d' Aragona e fatto prigioniero questo re potentissimo nella vittoria di Ponza? Il Ravenstein (1502) per troncare i sussurri ed evitare lo scandalo delle dissenzioni, presente il re, avea deciso in favore delle antiche consuetudini e calmati cosi coloro che pareano più presti ad appoggiare le loro ragioni coi fatti.
      Quantunque la nobiltà fosse uscita con la peggio da questa disputa, essa prese poco dopo la sua rivincita. Da dieci anni i Fiorentini facevano con vario successo la guerra ai Pisani, i quali ad onta della loro povertà, della scarsità della popolazione, della ostinazione dei loro nemici, l'avevano sostenuta con un coraggio ed una annegazione che solo la difesa della indipendenza sa inspirare ad un popolo. Finalmente abbandonati dalla Francia, dai Veneziani, e da tutti quelli che fino allora gli avevano sovvenuti, i cittadini si rivolsero ai Genovesi (1504) implorando la prolezione di essi ed offrendo di sottomettersi al governo della Repubblica. La proposta fu accolta io' Genova, specialmente dalla plebe e dai popolari, con grandissimo entusiasmo. Pareva che r antico spirito di conquista morto da tanto tempo si fosse rilevato tutto d'un colpo. D'altronde, qual maggior lusinga per Y ambizione d'un popolo che il vedersi chiamato alla signoria d' una città che i loro padri si eran per tanto tempo sforzati invano di sottomettere? I nobili non la intendevano però nelPistesso modo: avvezzi a riguardare come svantaggioso ad essi tuttociò che piaceva alla plebe, si opposero ostinatamente alla accettazione delle offerte pisane, tanto più perchè pareva loro che questo acquisto rilevando la dignità della nazione ai suoi propri occhi, dovesse rendere la plebe più potente e quindi più esigente.
      Più di tutti si era attraversato a questo caldo desiderio dei popolani Gian Luigi Fieschi il quale in questi tempi si poteva riguardare come il capo della nobiltà. Infatti, Gian Luigi, dopo la morte di suo fratello Ibleto, era rimasto libero possessore di vasti feudi, ed oltre a ciò avea ottenuto dal re il governo della riviera di Ponente. Ambiziosissimo come egli era con-
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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