Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      Spagna furon distrutte e costrette a cercar altrove un asilo. Centosettanta-mila famiglie giudee, cioè da ottocentomila individui, furono espulse dal territorio spagnuolo, ed andarono ramingando e trovando a fatica un angolo della Europa che gli volesse sostenere.
      Molte migliaia di questi infelici, essendo i legni che li portavano sbattuti da una tempesta, (1492) approdarono a Genova, dove cercarono un momentaneo ricovero onde riprender lena finche le navi non fossero state racconciate. La descrizione del loro stalo fatta dall' annalista Bartolomeo Sena-rega testimone oculare, dipinge at vivo codesta miseria, ed il sentimento con cui era riguardata in quei tempi. Giunsero nel colmo dell'inverno, rifiniti dal freddo e dalla fame. Molli non avezzi ai disagi del mare e maltratati dai marinai, i quali spinti da una brutalità ringaliardita dallo zelo ne avean cacciati parecchi in mare, eran periti per via. Nonostante appena tre giorni furono accordati dai magistrati per acconciare le navi, e per riposare i corpi che la malattia, gli stenti, i patimenti morali avean resi più somiglianti a larve che a creature umane. Nel quartier del Molo il solo destinato
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      ad accogliere^la turba deleritta, l'accumulamento dei morti e dei malati, quel trasandamento d'ogni cura domestica che porla seco la prostrazione fisica e morale, svilupparono ben presto il contagio che gli ospitati lasciarono come triste eredità ai loro poco generosi ospiti.
      Infatti la peste dopo avere serpeggiato nascostamente per la città tutto quell'anno, scoppiò nelP inverno dell' anno venturo 1493 con terribile violenza. Rincrudiva il vigore del male il freddo eccessivo e di un rigore inaudito per questi climi. Imperocché l'acqua gelasse intorno al molo ed agli scali il giorno dopo il Natale, tantoché le barche che vi erano legate vi rimanessero incrostate dentro.
      A Primavera il male si sviluppò con maggior furia: non bastando più le cure private, fu stabilito un lazzaretto fuori le porte dell'Acquasola. Fino ad Agosto durò ad infierire il morbo: e quantunque molti dei cittadini si fossero rifugiati alla campagna e nelle riviere, pure delle dieci parti degli abitanti della città due sole scamparono.
      Agostino Fregoso e Carradolo Stanga, soli, fra lutti quelli della loro classe che cercavano scampo al morbo nella fuga, ebbero il coraggio di rimanere in città, e di attendere con bello esempio a tutti quei provvedimenti richiesti dallo slato presente delle cose.
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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