Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      Appena i vincitori si videro padroni della città, pensarono a dar forma al governo della Repubblica. Per evitare ogni gara che in quel momento sarebbe tornata esiziale, si pensò a tralasciare per allora V elezione di uni
      doge, tanto piò che i due fratelli Adorno, e Battista Fregoso, quantunque avessero di recente combattuto sotto le stesse bandiere, cominciavano di già a riguardarsi con occhio geloso. Pertanto per contentare tutti i partili, quello dei Fieschi in special modo che erano stali tanta parte di questa rivoluzione, fu dato il supremo potere ad un consiglio di dodici cittadini, chiamali prima capitani poscia riformatori della Repubblica, alla elezione dei quali provvide il senato. Non solo i capi delle fazioni popolari, ma anche i più riputati personaggi delle famiglie nobili ebbero parte in questo ufficio.
      Appena il nuovo magistrato si fu costituito, sua prima cura fu di prendere le misure onde cacciare il cardinale dalle fortezze. Gian Luigi Fieschi a cui fu dato il comando di questa guerra, trovò l'impresa difficile e lunga; perchè Paolo Fregoso, volendo in certo modo rifarsi con altrettanta attività della irresoluzione che gli avea fatto perdere il palagio, oltre all' aver guarnito il Castelletto, si era impadronito di un nucleo di case, che dal piede della fortezza va sino a S. Siro, ed ivi fortificatosi con barricale di travi e d^ sassi. Di là i suoi soldati saltavano sovente fuori dando il guasto alla città, uccidendo quanti cittadini gli capitavano sotto, e non di rado dando fuoco alle case dove i loro avversarli si erano fortificati. Da una parte e dall' altra si combatteva con le artiglierie; e V incendio era l'ultima risorsa onde sloggiare coloro che col ferro superare non si poteva ; ond' era un miserabile spettacolo il vedere uno dei più splendidi quartieri della ciltà divorato dalle fiamme, e tra mezzo ad esse uomini e donne passare alla rinfusa con le ricchezze e le suppellettili più preziose sottratte all' elemento devastatore. Con questo espediente il quartiere di S. Siro fu ricuperato e le genti del cardinale ricacciate nelle fortezze.
      Mentre l'incendio e la strage minacciavano cosi quasi di totale esterminio una così nobile e doviziosa città, i cittadini predominati dal terrore cercavano al di fuori una mano protettrice che gli rilevasse dalle presenti disgrazie. Furono mandati a quest'oggetto ambasciatori al papa pregandolo a soccorrere in qualche modo alla sua antica patria, altri ne furono inviati a Carlo Vili re di Francia per offrirgli la signoria della Repubblica. 11 cardinale dal canto suo spediva ambasciatori a Milano, ad annunciare i falli successi ed a chiedere aiuti.
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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