Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      lì I GENOVA 4itta disciogliersi. Allorché allo spuutar del giorno Girolamo vide che di tutta la banda solo appena gli rimanevano dattorno una trentina dei più risoluti, non smarritosi per questo di animo, si ritirò in buon ordine alla porta di S. Tommaso, della quale si mise a guardia, aspettando gli avvenimenti.
      Intanto ai primi romori, una grande commozione si era suscitata negli animi dei magistrati. Guido Visconti, allora governatore ducale, non avezzo a questi parapiglia e vecchio di eia, trepidante e non sapendo a qual partito appigliarsi, andò a palazzo dove fece subito convocare il consiglio o senato. Furono eletti otto capitaui con l'incarico di chiamare il popolo alle armi e di cacciare il Gentile dalla città, i capitani avendo raccolto pressoché trecento uomini si mossero contro la porta di S. Tommaso, dove furono attaccali da Girolamo, il quale vedendo la sua piccola truppa ben disposta, non si lasciò spaventare dal numero maggiore dei suoi nemici. Bentosto i soldati ilei capitani del popolo andarono in rotta, ed i condottieri stessi corser perìcolo di restar prigionieri.
      Allora il senato ed il governatore, pensarono esser meglio ricorrere alle vie della conciliazione, tanto più che vi era da dubitare, che questa subito fredezza dei cittadini, verso colui che gli chiamava a libertà, non avrebbe durato lungo tempo. Furono adunque mandati a Girolamo ventiquattro deputati, scelti fra i capi maestri dell' arti e dei mestieri. Per mezzo della costoro intromissione, Girolamo Geutile, lasciatosi piegare, rese la porta, a condizione che gli fossero pagati settecento scudi d' oro che ei diceva di avere spesi nei preparativi della spedizione. Essendosi il senato affrettato a soddisfare alla condizione imposta dal Gentile, questi sgombrò dalla città lamentandosi contro la sorte che gli aveva mandalo male una cosi nobile impresa, e rimproverando ai Genovesi che si fossero lasciati scappar di mano una cosi bella occasione di ridonare alla loro patria la sua indipendenza.
      Appena cessato il tumulto, furono mandati a Milano quattro ambasciatori, per far parte al duca di quel che era successo, e per ottenere la sanzione di quel che dal Senato e dal suo rappresentante era stato operato. Il duca comparve sul principio molto sdegnato, specialmente perchè fossero stati rimborsati a Girolamo Geutile i denari che ei stesso confessava di avere spesi per porre sottosopra lo stalo; nonostante poscia calmatosi, sanzionò gli atti del senato e confermò F amnistia che era stata pubblicata in favore dei complici nella insurrezione.
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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