Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      380 st o ih avanni Coscia capitano provenzale. In breve Piero fu cacciato prima di Portofino, poi dall'isola di Sestri, e da Chiavari; onde vedendosi inabile a tenere la campagna, dopo avere esatto grosse taglie dai paesi occupati, licenziò le genti che ancora gli rimanevano, e si ritrasse a Novi, deliberato di ritornare il più presto possibile che le circostanze lo avrebbero permesso.
      Non rimaneva alla liberazione di tutto il territorio della Repubblica, che la Città di Noli, occupala in questi perturbamenti da Giovanni Marchese di Finale. Non aveva per allora Giovanni intenzione di attendere a questa impresa, come cosa di non molla importanza; se non chè il caso fece più speditamente e meglio ciò che con un apposi la spedizione si sarebbe potuto ottenere a fatica. La squadra Aragonese mandata annualmente da Ferdi-nando di Napoli erede dell' odio paterno contro i Genovesi, a danneggiare le riviere, era giunta nel Ligustico; forte di dodici navi sotto gli ordini del Villamarina, e trovandosi in vista di Noli avea preso terra in quel porto per fornirsi di viveri. In Genova appena si ebbe avviso del sopraggiungere della squadra si armarono celeremente e con la più gran segretezza dieci galere, onde andare addosso ai nemici, e sorprenderli prima che si potessero mettere in guardia. La cosa riuscì come era slata immaginata. Le navi genovesi uscite dal porto di Genova a mezzanotte, si trovarono in vista di Noli al primo spuntare del giorno ; onde il Villamarina invaso da panico timore e credendo la flotta genovese più numerosa di quello che era, tagliate le funi delle ancore, senza pensare a combattere, facendo forza di vele, potè guadagnare il largo e sfuggire ai nemici che lo perseguitavano. Gli occupatori di Noli vedendo entrare nel loro porto una flotta genovese, e spaventati dalla fuga delle navi d' Aragona, non fecero mostra neppure di difendersi, onde la Città e la fortezza vennero senza alcuna difficoltà in mano dei sopraggiunti.
      Sbrigale cosi le faccende che lo tenevano in pensiero della Liguria, si volse Giovanni con maggiore ardore ai preparativi per la spedizione meditata da tanto tempo onde ricuperare il regno di Napoli. I modi imperiosi e crudeli di Ferdinando aveano concitato contro di lui gli animi dei regnicoli e specialmente de' Baroni, cosicché la fazione Angioina quasi spenta dal mite e glorioso reggimento d'Alfonso, andava ora rilevandosi ogni giorno più minacciosa. A capo della Baronia malcontenta, trovavasi lo stesso suocero di Ferdinando, Giovanni Antonio Orsini, principe di Taranto, si-
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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