Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      372 STORIAId Corsica la Compagnia di S. Giorgio era stata più fortunata. Ad onta della tregua, appena partiti gli Aragonesi la guerra fu spinta con vigore contro Raffaele di Leca. Abbandonato dal maggior numero de' suoi partigiani dopoché si dimostrò scopertamente alleato degli Aragonesi, odiati fieramente dagr isolani, si era ridotto coi pochi rimastigli ancora fedeli entro i suoi castelli, inculcando ai suoi di morire combattendo tutti avanti di rendersi, « affinchè, (diceva loro) i nemici vedano il nostro coraggio ed arrossiscano della loro vittoria. >
      Infatti i soldati di S. Giorgio non riuscirono ad impossessarsi delle rocche rimaste a Raffaello, se non a forza e dopo micidialissimo combattimento ed egli stesso fu ucciso combattendo alla difesa dell'ultima fortezza rimastagli ove si era rinchiuso con ventitre membri della sua famiglia.
      L'improvviso assalto dato a Napoli, e le ultime vicende di Corsica aveano destata tanta ira in Alfonso, che egli scrisse una lettera al Doge piena di rancore e di espressioni ingiuriosissime, verso lui ed i Magistrati della Repubblica. Diceva in essa di non fare alcun conto delle lettere e dei reclami continui che gli venivano da Genova. Non per odio che avesse contro la nazione Ligure, ma per rimettere in istato e ridonare la patria ai più nobili e migliori cittadini Genovesi, i quali soli sarebbero stati abili a reggere la Repubblica per durare nella guerra presente. Essersi indotto ad accordar loro per due volte la tregua, non perchè fossero venute a mancare le cagioni del suo risentimento, ma mosso solamente dalle preghiere di Papa Callisto; anzi non aver mai voluto consentire ad una pace definitiva, quantunque il loro Cancelliere Gottardo, gli si fosse giltato ai piedi per implorarla. Essi poi aveano abusato della tregua concessa per assalire i suoi alleati, ed i possessi aragonesi in Corsica, e per fare oltraggio sui mari alla sua bandiera.
      Dei reclami fatti da lui per questo riguardo, non aveano fatto alcun conto, né data altra soddisfazione, che scusandosi coli' attribuire la colpa delle cose di Corsica al Magistrato di S. Giorgio, come se un membro del corpo accusasse V altro e viceversa. Facevano essi come quel Sacerdote di Ercole di cui parla S. Agostino, il quale giuocava con la destra per sé e colla sinistra pel suo avversario. Non doveano dopo tutto questo lamentarsi delle escursioni delle sue flotte nel Ligustico nè doveano scusarsi di non poter fare la guerra al Turco per cagione di lui, essi che primi aveano aiutato
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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