Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      STORIAgonesi, oltre un buon numero di milizie da sbarco, sotto gli ordini di Palermo napolitano, gran moltitudine di fuorusciti, fra i quali si distinguevano (concordi ora ai danni della patria comune), Bernabò, Raffaello Adorno e Gian Antonio Fieschi. Sbarcati gli Aragonesi a Sampierdarena, s'impadronirono senza contrasto del sobborgo, mentre i fuorusciti battendo la campagna, ingrossavano F esercito con coloro che favorivano la loro parte. Intanto alcune delle galere scorrendo e guastando le riviere s'impadronivano di Albenga, e minacciavano Savona.
      Il Fregoso, vistasi venire addosso questa procella, e temendo di non potervi far fronte colla forza aperta, qaantunque fosse benissimo provvisto di gente, inoltre desiderando ardentemente di scuoprire e di disfarsi di coloro che dentro gli erano avversi, ricorse ad un' astuzia assai arrisicata, ma che allora fu giustificata dal successo. Forni di genti numerose e sicure il palagio ed il Castelletto; poi, facendo finta di esservi chiamato da alcuni provvedimenti necessarii alla difesa della città, usci scopertamente in vai di Bi-sagno, e poi di notte si ridusse in Castelletto. Segui appunto la cosa secondo che egli avea immaginato: i partigiani dell'Adorno, i quali erano stati silenziosi fino allora, frenati solamente dal timore del Doge presente, appena
      10 seppero lontano, saltarono fuori, e, gridando il nome di Adorno e di Aragona, introdussero in città i nemici, ed andarono in folla con essi ad attaccare il palagio. Mentre quei di dentro, consapevoli di ciò che stava per succedere, resistevano francamente, e gli assalitori, non pensando ad altro che a combattere il nemico che avevano davanti, non si guardavano, usci
      11 Fregoso coi suoi di Castelletto, ed investi alle spalle gli awersarii. Questi, sorpresi da quella parte onde meno se P aspettavano, e chiusi così fra due fuochi, facendo poca o niuna resistenza, lasciata la zuffa cercarono ciascuno la salvezza nella fuga. Fu la strage grandissima; si salvarono soltanto quelli che in mezzo al trambusto poterono giungere a Sampierdarena nel campo aragonese. Tutti gli altri, o perirono trafitti nelle strade, o presi nelle case, furono per ordine di Piero puniti con I' estremo supplizio. Il capitano aragonese, vista P impresa andar fallita, e già approssimandosi l'inverno, ridotti sulle navi anche quelli che avea lasciati ad Albenga, ricondusse l'armata a svernare a Napoli.
      NelF istesso tempo che il Yillamarino conduceva una flotta aragonese sotto Genova, un'altra, comandata da Berlingieri, da Rillo, attaccava la Corsica.
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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