Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      358 st o li i adi dieci miglia, aveano falta passare una numerosa squadra dall'Adige nel lago di Garda; stabilì Maometto di fare lo stesso per trasportare parte della sua flotta nel porto di Costantinopoli, sperando che, ove la cosa fosse riuscita, la città non avrebbe avuto più riparo. Infatti ottanta legni sottili, dal seno di Balta Lunani, il più acconcio ad effettuare il progetto, furono tirati in secco, e di là, per la forza di molte migliaia d'uomini, per erte dirupate, e monti scoscesi, con lungo circuito di nove miglia attorno alle alture di Galata, furono ricalate giù per la china del monte, e varate nel seno delle acque dolci, che forma il fondo del porto di Costantinopoli. Poi condotto un sufficiente numero di truppe per la medesima via, ordinò Maometto che, rimbarcatesi sul naviglio, prendessero piede sul territorio di Galata, la quale resta divisa da Costantinopoli, dalle acque stesse del golfo. Nell'istesso tempo faceva fabbricare, con piatte e con barche collegate insieme, un ponte, il quale, traversando il seno, e, mettendo in comunicazione le due rive, dasse agio ai suoi di attaccare la città anche da questo lato
      Queste opere furono eseguite con tanta segretezza, e tanta celerità, che gli assediati, vivendo sicuri da questo lato, e non dubitando di nulla, non se ne accorsero, se non quando esse furono finite. Così Costantinopoli si trovava ora investito da due parti, ed i suoi cittadini non aveano altra speranza che nell' abilità e nel coraggio del capitano generale Giovanni Longo. Questi, veduta l'imminenza del pericolo, risolve' di sloggiare gli Ottomani dal fondo del golfo.
      Distaccò dalla flotta, che stava ancorata alla bocca del porto, cinque galeotte, v' imbarcò sopra V eletto delie truppe genovesi, e, facendo precedere la squadriglia da un legno incendiario, la inviò verso il fondo del golfo, onde tentare di abbruciare il ponte ed il naviglio mussulmano. Dovea la spedizione attaccare i nemici sul finire della notte, ma i preparativi avendo fatto perdere molto tempo, si mosse contro gli assedianti che già aggiornava. I turchi, conosciute le intenzioni dei loro avversarli, lasciarono avvicinare le navi, e quando le videro giunte a giusta distanza, si diedero a fulminarlec olle artiglierie, che aveano piantato ai capi del ponte, con tanta aggiustatezza,
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      che il legno incendiario, traforato da molti colpi, andò a fondo, le altremezze fracassate, poterono mettersi in salvo, dopo aver perduto meglio cbe
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      centocinquanta, soldati genovesi.
      L'infelice riuscita di questo tentativo oltre al diminuire le forze ed il
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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