Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      346 STORIAQoesto successo tenne in piedi ancora per qualche tempo la fortuna pericolante di Renato; rimaneva però la di lui autorità limitata al solo possesso di Napoli, mentre il suo avversario, più accorto, più facoltoso, e più potente sulle armi di esso, si andava ogni dì rafforzando al di fuori nelle Provincie, con nuove aderenze di Baroni, e con guadagnarsi l'opinione e l'amore delle popolazioni. A Renato non erano rimasti altri amici al di fuori che i Genovesi e Papa Eugenio, fra i quali era stato un accordo di mandare gli uni una nuova flotta potente in aiuto delle cose di Napoli, l'altro un esercito per terra.
      Però le condizioni dell'accordo non aveano potuto avere il loro compimento; perchè i Genovesi tormentati dalla solita strettezza nelle finanze, e costretti a guardare le coste della Liguria dalle ardite escursioni delle navi di Aragona, erano stati inabili a spedire la squadra promessa, ed Eugenio indispettito contro la Repubblica per questa involontaria mancanza, non avea più voluto mandare le truppe, che teneva già in pronto. È vero che di quando in quando piccole squadre genovesi veleggiavano verso il Regno, portando soccorsi di soldati e di vettovaglie, ma il rimedio era troppo scarso al bisogno.
      In mezzo a questo stato precario di cose, Alfonso ritornava di nuovo sotto Napoli con un esercito anche più forte dei primi, e dopo avere assediata la città per qualche tempo, riusciva ad impadronirsene introducendo una scelta truppa di soldati per il passaggio sotterraneo di un antico acquedotto. Renato si ridusse pel momento in Castelnuovo, e la notte seguente sopra due navi genovesi abbandonava (1442) per sempre le rivedi Napoli dando fine dopo centosessantasette anni di trionfi, alternati con le sciagure, al dominio francese nel Regno.
      Intanto anche la lotta tra i Veneziani, Filippo ed i Fiorentini era terminata. Il Teatro della guerra apertosi in Liguria, era andato a finire in Toscana e in Lombardia. I successi furono varii, ma non definitivi, come in generale tutte le guerre di quel tempo, ridotte quasi a sembianza di torneamento. Filippo disgustato col Piccinino, il quale avendo condotto a mal partito Francesco Sforza capitano de' Veneziani, avea osato imporre un premio dei servigi resi al suo Signore, accordò nuovamente la sua fiducia e Bianca sua figlia allo Sforza, e rese ai Veneziani le città tolte, concluse con essi la pace, rinunziando alle sue pretensioni su Genova.
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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