Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      DI GENOVA 34!
      vutzio si avvicinava con nnove genti, decise i congiurati a tentare la sorte nel giorno dell1 ingresso.
      11 15 Gennaio 1436, Opizino Olgiati accompagnato dai suoi ufficiali e dalla magistratura, era andato incontro al Trivulzio e ricevutolo alle porte di vacca, quando una moltitudine armata irruppe subitamente, ed occupò la vicina porta di S. Tommaso. Incontanente il tumulto si diffuse per tutta la città; Francesco Spinola al primo allarme saltato fuori con una mano di fidi che avea radunati in sua casa, si mise alla testa della insurrezione. I due governatori ai primi rumori indovinata la cosa, conoscendo non esser tempo di lunghe deliberazioni, ma di pronti ripari, decisero che Opizino ritornasse a palagio, ed ivi fattosi forte con le guardie ducali, che vi si sarebbero raccolte dai diversi punti della città, avrebbe poi cercato di disperdere la folla, spalleggiato dalle milizie di Castelletto guidate dal Trivulzio stesso. Nella città intanto era un tramestio, un accorrere e gridare alle armi; le donne stesse ascese sui tetti stavano apparecchiate alla battaglia. Arrivato l'Olgiati, dopo molti ostacoli, nella contrada detta di Fossatello fu assalito in principio da una grandine di pietre, e più avanti da una banda di rivoltosi, che gli venne sopra, gittato giù da cavallo ed ucciso con molte ferite. Lacero e sanguinoso il suo corpo veniva esposto sulla piazza di S. Siro, affinchè il popolo certo della sua morte si assicurasse e prendesse coraggio. La morte di Opizino fé' cessare dalla parte de' ducali ogni resistenza. Le guardie sparse, sorprese inaspettatamente ed alla spicciolata, senza nemmeno pensare a far testa si arresero. Il Trivulzio vedendo che le cose volgevano al peggio, non si attentò nemmeno di uscire dal Castelletto.
      Non ostante mancava il più a farsi ; oltre il Castelletto, Filippo avea forti presidi in Savona e Lerici, e lungo la via, che da Genova va a Milano, in Novi, Gavi, Voltaggio, Fiaccone e nelle fortezze che avea edificato a Pontedecimo a Montebello, e Bolzaneto. Anche da questo lato le cose cominciarono a pigliar buona piega, perchè i Savonesi uditi i casi di Genova insorgendo cacciarono il presidio, e le guarnigioni delle tre fortezze di Polcevera prese da panico timore anch' esse si arresero. Intanto finché al governo non fosse data una forma più stabile, fu confidata l'autorità e la difesa della libertà a sei cittadini, che chiamaronsi presidenti della città; nel resto non si fece altra mutazione di magistrati.
      Per supplire al grano che ora non si potea più ricevere di Lombardia,
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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