Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      DI GENOVA ' 329
      la maggior parie dei ponti male assicurati sull'orlo delle mura, al minimo movimento delle navi sgusciavano, precipitando negli scogli e nelle onde sottoposte tulli quelli che vi erano sopra. Finalmente il re vista contendersi ogni probabilità di successo dalla ostinazione degli assediati, si ritrasse col -l'esercito, lasciando sul terreno un numero grande di morti e di feriti : Don Pietro anch'egli, perduta molta gente, usci dal porto, e gittò le ancore fuori della portata delle artiglierie.
      La valorosa difesa fatta dagli assediali, le perdite de' quali erano state insignificanti, pareva non ostante che avessero differita ma non potessero impedire la caduta di Gaeta. La fame cresceva minacciosa e con essa l'insofferenza ed il malcontento de' più, i quali gridavano che poiché rendersi era alfine necessario, conveniva meglio il farlo subito avanti di ridursi alle ultime estremità. I tumulti arrivarono a tale, che lo stesso Spinola, quantunque a malincuore, piegò P animo alle trattative e consenti che Antonio Beccatelli detto il Panormita, poeta ed oratore celebre di quel tempo a servizio del re, venisse in città ad intavolare le trattative di un accordo.
      Radunati i principali cittadini ed i capi della milizia, fatta prima considerare la condizione disperata, in cui era ornai caduta la città, insinuava il Panormita si rendessero a discrezione, esser meglio confidarsi alla nota generosità di Alfonso, che proporre patti, o vergognosi, o non accettati. Chiesero io Spinola ed Ottolino un mese di dilazione; trascorso quello e non ricevendo soccorsi, si arrenderebbero. Riportò il Panormita la risposta del re negativa. Allora Ottolino, essendo lo Spinola costretto a stare in •letto per una ferita ricevuta alla coscia nell' assalto passato, andò all'insaputa di lui nel campo nemico per trattare personalmente col re. Lo Spinola, risaputa la cosa, se ne offese, e si ingelosi tanto, che non volendo più udire parola d' accordo, non restava altra speranza a Gaeta, che nel pronto arrivo degli aiuti promessi da' Genovesi.
      L' apparecchio d'una nuova flotta, avea trovato in Genova grandi difficoltà. Navi da guerra non ve ne erano; di quelle poche mercantili che si trovavano nel porto, alcune cariche di merci per la Spagna e per P Inghilterra, l'altre già noleggiate e pronte a partire per destinazioni diverse. D'altronde molti sconsigliavano P impresa essendoché per aiutare una città estranea si trattasse di sottoporsi a grandi sacrifizi con utilità poca, specialmente nelle presenti strettezze della Repubblica. Gli altri, fra i quali Biagio Assereto, i. «
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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