Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      314 STORIAdall' altro dall' esercito Sforzesco. Dall' altro lato il malcontento dei marinari, contro la noia di un assedio che prevedevasi lungo, aumentato dall'arretramento delle paghe, minacciava di indebolire o di rendere affatto vani gli sforzi degli assedianti. Rimediava a questi inconvenienti l'abilità dello Sforza il quale incoraggito dalla diserzione di alcune bande italiane che abbandonata Napoli e gli aragonesi eran passate nel suo campo, apri delle trattative segrete col Caldera le cui genti formavano la principale difesa della città.
      Il Caldera siccome era 1' uso adottato in quei tempi da tutti i condottieri di passare alla parte che prometteva più utile, consenti facilmente di abbandonare gli aragonesi, purché gli fossero somministrate le paghe dovute ai suoi soldati ; e poiché questa condizione fu soddisfatta, per la premura con cui Filippo Visconti avvisato dallo Sforza si affrettò a mandar denari da Milano, le porte di Napoli si aprirono senza contrasto. Presero possesso della città lo Sforza ed il Torello, ed essendosi Don Pietro con i suoi aragonesi ritirati nel Castel Nuovo, quasi tutto il Regno riconobbe novellamente 1' autorità della Regina Giovanna.
      La flotta genovese intanto, dopo avere scorsa la riviera di Napoli per ridurre con la sua presenza più facilmente a soggezione le terre ribellate, era ritornata a Napoli, e quindi a Genova, essendo marinai e capitani indispettiti contro la regina, e il Torello, perchè le veltovaglie fossero loro mancate, nè avessero ricevuto per intiero il soldo pattuito. Questi mali umori furon cagione che il Torello, a cui si addossava la colpa delle circostanze, non fu ricevuto a Genova cogli onori solili a rendersi agli ammiragli vittoriosi, onde egli irritato portò seco a Milano lo stendardo di S. Giorgio, antica bandiera di guerra gloriosa per tante vittorie. Destò questo fatto odio e dolore nel popolo, ma poiché i grandi dissimulavano e parte consentivano , tacque anch' esso.
      Spiava da lungi e fomentava questi umori Tommaso Fregoso, il quale tardi pentito, né potendo contentare col dominio di Sarzana una ambizione che appena quello di tutta la Liguria avea potuto soddisfare, desiderava ardentemente di rilevarsi al dogato e di ricuperare in ogni modo la patria. Erano disposti a favorire con F armi esterne questi suoi progetti i fiorentini e gli aragonesi. Ai primi ingelositi della potenza cresciuta di Filippo, e della sua smisurata ambizione, la quale sapevano agognare al possesso della Toscana, non pareva vero di avere occasione di rifarsi della sconfitta
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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