Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      gare, non presero parte al combatti mento, sostenevano animosamente questa lotta disuguale, e finalmente l'ardire d'un marinaro dava loro la vittoria. Costui tuffassi in mare inosservato, e avvicinatosi alla nave di Capo rotondo la quale era come l'ancora comune di tutte le altre, tagliò le gomene che la tenevano ferma al fondo. Oscillò dapprincipio la nave disciolta, poi spinta dal vento usci di riga, e girando sopra se stessa scompaginò ugualmente l'ordine dell'altre; colse il tempo Giovanni Fregoso, e spingendosi innanzi traversò la prima riga disordinata delle navi, poi quella più rada delle galere non facendo alcuna resistenza gli Aragonesi sbarlorditi dal caso inesplicabile, e aiutandosi col vento favorevole andò a dar fondo sotto Bonifacio fra gli applausi dei cittadini spettatori dall'alto delle mura del fatto.
      Approvvigionata la città, e fornitala d'uomini, la difficoltà stava nel poter ritornare, poiché gli Aragonesi avendo sbarrata l'uscita, nel medesimo modo che prima si erano attraversati all'entrata minacciavano di assediare nel golfo gli stessi soccorritori. Supplì anche questa volta alla inferiorità delle forze la sottigliezza dell'ingegno. Fece Giovanni precedere la sua squadra da un brulotto pieno di materie combustibili; a questo poiché si fu avvicinato col vento in poppa alla flotta nemica i marinari dieder fuoco salvandosi poscia in uno schifo. Per schivare l'infiammato naviglio furono obbligati quindi gli Aragonesi a rompersi ed allargarsi in mare, e i Genovesi profittando del tempo uscirono in cotal modo con maggior facilità di quel che eran entrati.
      Perduta la speranza di occupare Bonifacio, e cacciato poco dopo da Calvi, i cittadini della quale erano insorti per le violenze del presidio aragonese, abbandonò Alfonso totalmente la Corsica, e si diresse verso Napoli dove lo chiamava la regina Giovanna seconda, per opporlo a Luigi III d'An-giò che a lei papa Martino V, e lo Sforza amante abbandonato aveano suscitato contro. Le cose dell'isola non rimasero ad onta di ciò molto favorevoli ai Genovesi, perchò eccetto Calvi e Bonifacio, tutto il resto cadde un altra volta in mano a Vincentello d'Istria. Al suo ritorno in patria Giovanni Fregoso trovò la Liguria e il doge suo fratello nuovamente in pericolo (1421).
      Il duca di Milano dopo avere indebolita la Repubblica, costringendola alla cessione delle terre sunnominate, le dichiarava ora apertamente la guerra
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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