Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      302 STORIAtre fratelli, Spineta, Abramo e Bartolorameo, uno podestà in Savona, il secondo governatore in Corsica, il terzo a Famagosta. Dei capi parte più pericolosi, Battista Montaldo, il suscitatore delle miserabili contese trascorse, insieme con Isnardo Guarco, tra per dispetto e timore, erano esulati volontariamente. L'Adorno era andato console a Caffa.
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      Davano riputazione e favore al doge, le tasse diminuite, 1' amministrazione della giustizia imparziale ed integerrima, il disinteresse con cui pagava sessantamila ducati del suo, per estinguere un debito pubblico, gravante sulle gabelle del sale, munificenza regale, avuto riguardo ai tempi. Le sontuose feste (1416), date ad Oddo Lusignano, fratello del re di Cipro, splendide per apparati ufficiali, e per concorso numeroso di donne, nelle quali, lo sfolgorare delle vesti di seta, e di drappo d'oro, delle perle e delle gemme, sfoggiate da ogni classe, era vinto soltanto dalla bellezza naturale, divertivano il popolo. Lo occupavano utilmente gli immensi lavori, ordinati per il disseccamento e F escavazione della darsena, e per fortificare il promontorio, il monte Peraldo, quello di S. Bernardo, e le porte dell'Arco e di S. Tommaso.
      Si estendeva nell'istesso tempo il territorio della Repubblica in Lunigiana, di molte terre tolte per forza ai Malaspina, perchò aveano ucciso il podestà della Spezia. Riannodavansi le amichevoli relazioni con la Francia, state interrotte dalla cacciata del Bucicaldo, col mandare al re con ottocento balestrieri genovesi otto galere ed altrettante navi, parte delle quali, quantunque abbandonate da quelle di Francia, resistendo poi valorosamente nella Manica a tutto lo sforzo della flotta inglese, tenevan viva in quelle acque la fama del valore marittimo degli Italiani. Altro esempio di straordinario valore dava in quei mari una nave mercantile capitanata da Lorenzo Togletta. Circondato da sette navi inglesi non si volle rendere; anzi dopo avere ricacciati parecchie volte in mare i nemici che gli invadevano il ponte, e essersi impadronito della bandiera dell'ammiraglia, usciva salvo dal combattimento, quantunque di sessanta due marinari che portava la sua nave, quattro soli uscissero intatti dalla zuffa, degli altri cinquanta essendo rimasti feriti, ed otto uccisi (1417).
      Questi felici successi duraron poco. Teramo Adorno figlio di Giorgio e cognato del doge sino ad ora mostratosi ligio al Fregoso, lasciatosi finalmente tirare dalla ambizione tradizionale nella sua famiglia, usciva di città, e andava a raggiungere i Guarco e i Montaldi già fuorusciti, per
     
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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