Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      250 STORI Ve i popoli di amendue le Repubbliche, le nuove insistenze di Papa Urbano VI e del re di Ungheria, trovavano questa volta gli animi disposti a alla pace, e ciascuna delle parti mandava dei commissari a Cittadella sul Trevigiano a intavolare delle trattative. Rotte queste per le immoderate esigenze di tutti, si accettavano le esibizioni di Amedeo VI di Savoia, detto il Conte Verde, il quale ad insinuazione dei Veneziani avea offerto la sua mediazione, e riappiccarono in Torino le pratiche della pace.
      Mentre quivi si stavano agitando gli articoli controversi, la flotta del-
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      Y Adriatico predava molle navi mercantili avanti il lido stesso di Venezia, e lo Zeno che giunto a Modena vi aveva trovato un ordine di fermarsi, perchè la superiorità dei nemici rendeva pericoloso l'Adriatico, avea un' altra volta deliberato di recarsi nel Ligustico. Si presentava ai primi di luglio davanti a Genova ; ma troppo debole per affrontare le fortificazioni del porto, si rivolgeva a mezzo giorno seguitato da sei galere genovesi. Nell'Ionio avvisato della flotta del Guarco che l'aspettava nel golfo d'Otranto, ripassava lo stretto di Messina, ed era giunto a Livorno con dietro i nemici che lo cercavano per attaccarlo, quando la nuova sopraggiunta della pace sospese le ostilità. Era stata conchiusa a Torino il di otto di agosto avanti a personaggi autorevolissimi, con l'approvazione dei reciproci mandatari, i quali erano per Genova Leonardo di Montaldo, Francesco Embriaco, Matteo Maruffo e Napoleone Lomellini.
      Gli articoli riguardanti il re d'Ungheria stabilivano: non dasse il re alcun ricetto a corsari ne' suoi porti e proibisse che vi si facesse sale, i Veneziani gli pagherebbero in compenso settemila ducati annui. Col Patriarca d'Aquileia restassero ferme le condizioni antecedenti alla guerra. Il Signor di Padova rovinasse le fortezze inalzate alle bocche dei fiumi e delle paludi, il duca di Savoia determinerebbe i confini fra la Repubblica ed il Carrarese. La somma delle condizioni riguardanti Genova, era: si restituissero reciprocamente i prigionieri, non si intromettessero d'ora in avanti i Veneziani nelle cose di Cipro: in quanto al commercio della lana cagione perpetua di scandali, le due Repubbliche se ne astenessero per due anni. II castello di Tenedo, origine di questa guerra, fosse dato in mano ai commissari del duca di Savoia entro due mesi e rovinato. I Fiorentini si obbligarono spontaneamente a garantire l'adempimento di questo articolo con dugenlomila fiorini doro.
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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