Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      246 STORIAresto delle ciurme scampò m Manfredonia. Di là il Maroflò fe' vela per Zara ove attese a rimettere in punto le galere che aveva, e ad armarne delle nuove con altro naviglio minore.
      Intanto gli assediati non ricevendo da lungo tempo vettovaglie di coi sentivano grande penuria, cominciaroto ad intavolare delle trattative di rea per conoscere almeno, quando la necessità gli riducesse agli estremi cfoali fossero le condizioni offerte. Rispondeva il Governo veneziano, neir istesso modo che antecedentemente avea fatto a lui Pietro Doria, si rendessero i discrezione. Dolenti, ma non ancora prostrati dalle vergognose proposizioni dei nemici, aveano deliberato i Genovesi di resistere finché loro fosse possibile, quando l'apparire in vista della flotta del Mar affo ingrossata di altre cinque navi giuntegli allora, cambiavano Y abbattimento della sfiducia nella gioia della speranza. L'ammiraglio Genovese si presentava tosto avanti a S. Niccolò e a Chioggia col disegno di forzare i nemici ad uscire e dare agio nel tempo del combattimento ai rinchiusi di aprirsi una via. Ma i Veneziani accortisi del tranello stettero fermi nelle loro posizioni all'imboccatura dei porti, e il Maruffo tentata invano ogni provocazione per tirameli fuori si ritrasse finalmente alle Fossioni. Di là rinnovava spesso le medesime evoluzioni sempre però con eguale esito, salvo che talora alcune agili tavole accostandosi scaricavano le loro bombarde e si allontanavano quindi velocemente.
      Non disperava pertanto il genovese di tirare a battaglia i suoi accorti antagonisti. Saputo che molti legni veneziani navigavano 1' Adriatico, carichi di grano dalla Puglia, sapalva dalle Fossiani, facendo vista di volerle intraprendere. Parve sul principio che il disegno volesse riuscire, perchè il Pisani gli teneva dietro con venticinque galere, ma ben tosto, quasi pentito della propria imprudenza, questi ritornò indietro alla sicura stazione di Chioggia. Ad onta di questi infelici successi, per mezzo di segnali fra le torri di Chioggia e la flotta soccorritrice, fu combinato un attacco contemporaneo, affine di riprendere Chioggia Piccola, riporre un piede sul lido e ristabilire per esso o per il porto una comunicazione tra il Maruffo e gli assediati. Questi mandarono fuori di Chioggia tutte le bocche inutili, scoperchiavano i tetti delle case, e con un numero sufficiente di barche, costruite col legname dei palchi, si movevano verso la metà di giugno contro le palizzate, che i Veneziani aveano piantate entro il canale che divide Chioggia piccola dalla
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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